Prima di loro, l’hardcore. Dopo di loro, il grunge, l’indie, l’emo e il post-rock.

Prima di loro, gli Husker Du. Dopo di loro, i Nirvana, i Dinosaur Jr, i Fugazi e gli Slint. Insomma, quando si dice: un gruppo imprescindibile.

Questo loro primo EP, pubblicato nel lontano 1985, contiene 8 brani per 17 minuti di durata complessiva, 8 gioielli, 8 poesie pervase da melodie affrante affogate nel caos delle chitarre, 8 lucide e vivide testimonianze di un hardcore che diventa, definitivamente, adulto. Non piu’ le ritmiche scomposte e tumultuose della coppia Norton/Hart, ma le sofisticazioni e le fratture di Johnson e Daughtrey; non piu’ il “wall of sound” di Mould, ma due chitarre (Grubbs e McMahan) che dialogano, si scontrano, si abbracciano; non piu’ il canto sgolato con cui lo stesso Mould lamentava i suoi tormenti, ma la voce roca, distaccata, compassata, disillusa, quasi indifferente di Searcy: se la musica degli Huskers era la colonna sonora dell’adolescente frustrato, alle prese con le gioie e (soprattutto) i dolori dell’high school, la musica degli Squirrel rappresenta l’umore del diciottenne che sta per prendere il diploma, che ha superato il tempo delle mele, che non ha piu’ il viso completamente deturpato dall’acne, che si fa qualche sega in meno (ma anche no) e la barba con maggior frequenza: arrivato al capolinea della fase esistenziale piu’ intensa, piu’ confusa, piu’ "rock”, il giovane (non piu’ adolescente) comincia a riflettere su se stesso e sul suo passato.

L’attitudine (prima che lo stile) “post” comincia da qua. Il liceo e’ finito, restano i ricordi, belli o brutti che siano, comunque indelebili, di quelli che segnano, nel bene o nel male, un’intera esistenza. Gli Squirrel Bait rimuginano sul passato di un’intera “kid generation”. E la ricognizione e’ delle piu’ dolorose, pur essendo, l’emozione, raggelata. Basta sentire l’attacco di “Hammering So Hard” per rendersi conto che, passati i tempi dell’auto-flagellazione “in real time” di Minneapolis, l’analisi in retrospettiva di quegli anni di fuoco non puo’ essere meno dolente, scorata, angosciata. Solo piu’ composta, piu’ rassegnata. “Final Chapter” e “Mixed Blessing” sono due vibranti sopraluoghi nell’animo non riconciliato di una gioventu’ di precoci losers. E che dire di “Sun God” ? Praticamente il grunge con un lustro d’anticipo: un magone che si protrae per tutta la strofa prima dell’esplosione liberatoria del refrain. Intanto Cobain prendeva appunti, e non solo lui. La scuola del Kentucky comincia da qui.

Poi verrano i Bitch Magnet e in seguito gli Slint e tutti i loro apostoli, a mettere definitivamente la parola fine ad ogni spleen, neutralizzandolo in partiture geometriche o stemperandone l’ardore giovanile in costruzioni gelide e disumane.

Elenco tracce samples e video

01   Hammering So Hard (02:56)

02   Thursday (02:12)

03   Sun God (02:47)

04   When I Fall (02:12)

05   The Final Chapter (02:15)

06   Mixed Blessing (02:04)

07   Disguise (01:18)

08   Perfect (01:59)

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