Difficile valutare.
Io per dire darei una bella sforbiciata a gran parte del lato A. Già "Dear Prudence" con quella progressione di accordi discendendi all'insegna della massima prevedibilità, oltre a solleticare la noia dell'ascoltatore, mostra gli effetti deleteri dell'erba profumata sulle disponibilità creative del compositore.
Dicevamo la sforbiciata. Non la facciamo partire da suddetta canzone perché le due successive non sono male, "Glass Onion” e "Obladì Obladà", che non piaceva a John, ma a piace.
Per cui, cominciamo a sfoltire partendo da "Wild Honey Pie”, almeno fino a "Don't Pass Me By”, ottenendo tra l'altro il non disprezzabile beneficio di risparmiare alle nostre povere orecchie la banalità irritante e stucchevole di "The Continuing Story of Bungalow Bill” e di "Rocky Raccoon”.
Con l'hard rock di "Why Don't We Do It in the Road?” entriamo finalmente nella parte più piacevole del disco, in cui troviamo a dilettarci alcune perle minori da parte di Paul e John, come ”Birthday", pezzo simpatico e vivace, "Everybody's Got Something to Hide Except for Me and My Monkey”, pezzo beffardo e sguaiato, la sensuale ”Sexy Sadie”, l'inquietante e violenta "Helter Skelter”, fino a "Revolution”, un rock'n'roll di raffinata classe, benché l'estensore di queste note preferisca la versione più veloce e proto-noise rilasciata come singolo.
Orbene, arrivati a questo punto riprendiamo le nostre forbici e le azioniamo senza remore fino alla fine del disco.
Insomma, se i nostri beneamati non avessero avuto la presunzione di propinarci ogni minima bagatella musicale che gli passava per la testa, avrebbe potuto uscirne un disco di livello maggiore e qualità più uniforme.
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