Toreano a dismisura i The Dick Dastardly’s from Borgo Massano (PU), presentando tramite la Slack Records di Gradara (splendido il castello del luogo) la nuova e altamente punk versione della loro musica, e che rispecchia, rispetto al precedente disco d’esordio Burakku Demon King, un approccio maggiormente orientato al sound Dead Boys/Germs/Circle Jerks, inglobando cifre persino dei Mudhoney+New Bomb Turks.

È bello notare, per noi ascoltatori, che la band sia ancora in netta evoluzione stilistica e che i profumi di un punk estremo, violento e rotorollante, delineato entro un vissuto di arte&vita, entri praticamente a gamba tesa nella testa del fruitore e si conquisti in tal modo il primo piano della corrente scena.

La voce di Mr. Punk (aka Punk) agguanta la caratterizzazione assoluta della spregiudicatezza esacerbante, roca e graffiante, tanto che fa pensare stia vivendo il top della propria consapevolezza artistica, mi fa letteralmente il pelo alle emozioni che nel frattempo (Flame Thrower Love) mi si rizzano sulla pelle.

Oh, sì, Mengo (guitar & back vocals), Steve (bass & bv) e Joe (drums), valgono a dire che la sezione ritmica è un treno tranchant della dannazione, il putiferio indomabile del suono, ma anche della precisione lungo l’appassionatissima esecuzione, alimentando e fornendo il propulsore utile a scorazzare in giro carichi di impudicizia seguendo il concitato battere/levare fluidificante, giungendo ai limiti dell’etereità respiratoria (I ate the world) rinvenibile giusto a queste altezze sonore, dove la sfrontatezza sposa la sfrenatezza della lanciatissima corsa: nitrocellulosa ad elevato contenuto di azoto nitrico.

Se i Dick Dastardly’s hanno deciso di superare sé stessi, lo dobbiamo riconoscere, e ce l’hanno messa tutta a sentir da quanto rimbomba il 5 tracce, bisogna dargli il merito di aver puntualizzato un minidisco che non perdona distrazioni, perché si resta intensamente concentrati sui brani, aderenti ad essi come la puntina che scorre sul vinile ondeggiante, aprendo alla genuina meraviglia che si instilla sottocute armonizzata con quello che potremmo definire il seducente prodotto perfetto, giacché ti tira immediatamente dentro al proprio incendiario groove, merito anche delle chitarre (Andrea, Mengo), ma è soprattutto l’intero apparato sonico che brilla esplosivo e sferzante, dotato di polso e sicurezza (Make Your Heart Beat, un inno).

L’attitudine punk’n’roll continua a macinare imperterrita lungo i sentieri rivoltosi del genere, equipaggiati di grinta e di quel senso irriducibile, deflagrante, che fa pensare a quegli slogan mitici tipo No Remorse, No Compromise, Straight Out, roba da inalare tutto d’un fiato sino ad ansimare per la foga impiegata nel godere di tale ribollente materiale, il quale riecheggia sempre raw nonostante sia finemente distillato, riuscendo elisir di lunga e scardinante vita (Posers don’t Die).

E allora ti ci ritrovi anche tu, su questa colonna sonora, a imbrattare i muri senatoriali di palazzo Madama della nostra sempre annacquata Repubblica, a protestare contro le distrazioni del Governo italico verso i suoi cittadini e le sue preziose lande.

È capacissimo che i nostri alfieri di Borgo Massano, trovandosi in zona di solfatare, abbiano usufruito dello zampino del diavolo durante la produzione di questo omonimo EP; lo dico per il semplice fatto che da esso sfavilla tutta la malia e l’energia da cui attingere per recuperare i fondamentali buoni propositi destinati all’esercizio virtuoso dell’amatissima ultra-libertà.

P.S. Registrato, mixato e masterizzato da Yuri Pierini su Tascam 388 (quindi in analogico) allo Slack’s Blue Studio, Gradara (PU), Maggio 2021. Uscito il 24 settembre 2022!

Ma perché a Gradara non fanno più quelle ‘piadine’ cotte al forno semplici e gustosissime, patrimonio gastronomico dell’umanità, che mangiai nel 1986?

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