E' assodato che il gruppo dei The Doors vede la luce in un pomeriggio di luglio del 1965 su di una spiaggia carezzata dalle acque dell'Oceano Pacifico a Venice Beach, Los Angeles, California. Due giovani sulla ventina a nome James Douglas Morrison e Raymond Daniel Manzarek Jr. che hanno frequentato insieme il corso di cinematografia presso l'Università di Los Angeles, hanno oramai dato vita ad una sentita amicizia. Entrambi assistono alle proiezioni della scuola e sanno di condividere amorevolmente delle comuni passioni, come il rock'n'roll e gli scrittori della beat generation. I corsi universitari giungono a termine con un diploma di laurea per Ray e Jim per la cinematografia. Congedatisi l'una dall'altra non avrebbero mai immaginato di incontrarsi nuovamente  sulla spiaggia di Venice, dove un Jim (senza fissa dimora per via dell'abbandono della famiglia di origine) che aveva perso l'aria del florido studente universitario di un po' di tempo prima, incappa nuovamente in Ray  seduto sulla riva preso a ponderare sul suo prossimo futuro. La scintilla,  già scoccata, riprende vita dando modo a Ray di valutare e sviluppare la creatività di Jim che ha già dato forma ad ispirazioni poetiche e canzoni che hanno solo bisogno di giungere a completamento. Il coinvolgimento di John Densmore è pressoché immediato come l'ingresso di Robby Krieger (in sostituzione dei fratelli Rick e Jim dei Rick And The Ravens il gruppo di Manzarek). La casa di un comune amico sita in una stazione dei Greyhound viene adibita a sala prove, mentre Ray e Jim girovagano con l'acetato del demo concepito con la prima formazione (ancora priva di Robby Krieger) in cui le parti di basso vengono suonate da una giovane sconosciuta per i sei brani incisi. La leggenda vuole  che sia stato proprio Bob Dylan - presente all'ascolto dell'acetato -, a consigliare Billy James di non farsi scappare il gruppo, a cui viene proposto su due piedi un contratto con la Columbia che non comprende remunerazione, ma solo quattro mesi per comporre.  

Poggiando la puntina sul disco nero è "Break On Through (To The Other Side)" - scelta non a caso come primo singolo - condotta da Densmore (che poi dichiarerà di aver arrangiato il beat da "Girl From Ipanema" di Antonio Carlos Jobin) alle prese con un ritmo proprio della bossa nova brasiliana fuso con un certo mordente, che lascia a Morrison la chance di spassarsela nell'universo dei contrari (You know the day destroys the night - Night divides the day - Tried to run - Try to hide - Break on through to the other side = Sai che il giorno distrugge la notte - E la notte divide il giorno - Ho tentato di correre - Ho tentato di nascondermi - Apriti un varco dall'altra parte). Il ritmo più moderato di "Soul Kitchen" riesce a mostrare per via dei magici stacchi di Manzarek e il tocco fulgido di Krieger, quanto il gruppo sia in grado di districarsi ad arte con atmosfere più pacate. Per "The Crystal Ship" è ancora  il Vox Continental di Manzarek che con una simmetrica combinazione di accordi, candiderà il brano all'eternità così come il suono dell'organo ad identificare in perpetuum il sound dei Doors.  

Man mano che si va avanti con l'ascolto, si percepisce con mano (od orecchio?) che il livello dei brani non accenna a diminuire, mantenendo uno standard qualitativo sempre alto che rispecchia appieno l'onestà di una proposta originale che sarà alla base per la creazione quel singolare universo di piacere uditivo a cui i quattro seppero dar vita.

Ne sono testimonianza l'atmosfera distesa che si respira in "Twentieth Century Fox" e la nuova proposizione di "Alabama Song (Whisky Bar)",  il personale tributo della band agli uomini coraggiosi che furono, in cui è un dimenticato Marxophone (strumento a martelletti che richiama l'autoharp) a primeggiare. "Light My Fire" (pubblicata come secondo singolo nell'aprile del 1967) è la risposta di Krieger all'invito di Manzarek fatto a tutti i membri del gruppo a dedicarsi alla creazione di canzoni che richiamino la tetralogia degli elementi. Il brano contraddistinto da un incipit barocco che si ravvolge nella strofa   latineggiante dall'andamento recitativo, per poi trovare l'apice espressivo nella consecutività degli assoli di organo e chitarra, mettendo in secondo piano la trasparente semplicità del testo (You know that it would be untrue - You know that I would  be a liar - If I was to say to you - Girl, we couldn't get much higher = Sai che mentirei - Sai che sarei un bugiardo - Se ti dicessi - ragazza, non possiamo arrivare più in alto). 

Il secondo tributo la band lo riserva a Willie Dixon in apertura della b side con "Back Door Man", permettendo a Morrison di impersonare il ruolo del seduttore della porta di dietro, con Densmore a scandirne il ritmo a base di tom-tom. La vena più impertinente e smaccatamente pop del gruppo esce in "I Looked At You", con Morrison ridente  a cui fa da perfetto contraltare la tetra rappresentazione di "End Of The Night" con il desolante eco della chitarra di Krieger, a tratteggiare scenari incantati e distanti. La dedica di Manzarek alla filosofia dello yogi Maharishi avviene in maniera ideale con "Take It As It Comes", dove la preminenza dell'organo elettrico riesce a coniugare le onde della musica surf con le arie di Bach. In chiusura di album troviamo la magniloquente "The End", un componimento dall'andatura sognante e lontana in grado di consolidare l'idea di  cerimonia mistica e settaria, facendo altresì la felicità degli amanti di quei toni oscuri ove è più agevole conquistare la pace spirituale mai raggiunta.

L'esordio dei The Doors su vinile, mette in mostra un gruppo che nella perfetta combinazione di musica e testi trova una completa espressione con un chiaro riferimento all'animo interiore dell'individuo ed al timore di misurarsi con i propri turbamenti. Un insieme di brani che spinge a voler andare oltre il consentito, indirizzando chi ascolta, su di un sentiero ignoto dove a prevalere è il piacere di ascoltare e gioire di una singolare celebrazione di un'arte chiamata musica.

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