"The Love Substitutes are a band for music store browsers. Like the people that go to record stores to endlessly browse in the collection, and end up buying a CD they already have, just because it is such a great CD to buy."
Presentazione ironica e scarna sul sito dell'etichetta HeavenHotel, una misera paginetta accompagnata da un blog aggiornato di tanto in tanto da Craig Ward, uno dei chitarristi, a fungere da sito, come se volessero passare inosservati. Forse un modo per dire: "In questo disco abbiamo fatto esattamente quello che ci pare, se vi piace, bene, se no poco importa"
Non ci sono obblighi di etichetta (uno di loro ne è il fondatore: Rudy Trouvé), nessuna logica da seguire, puro divertissement. Proprio come i principali ideatori del progetto, probabilmente, hanno sempre desiderato fare, tanto che due di loro abbandonarono i dEUS, apparentemente per futili motivi (più o meno), ma sostanzialmente - o forse sono solo io ad immaginarmelo - perché poco inclini a tutte le pressioni che un contratto "importante" porta con sé sotto forma di tour promozionali, viaggi lontano da casa, aeroporti, ritorno economico per la casa discografica etc. etc.
La musica? Creano una linea melodica, un accordo di chitarra, e lo mandano in loop. Una sorta di spina dorsale della canzone, come collante per le loro libidini noise a colpi di pedale (a scelta fra i sette o otto fotografati nel cartonato che custodisce il cd). Emblematici in questo senso i dieci minuti e passa di Disconnected, simile ad un disco che salta ossessivamente nello stesso punto, sfiorato ed accarezzato da distorsioni, un sax al limite del cacofonico e il cantato-parlato di Trouvé. Dolci, invece, nella solarità del pop sbilenco di Death Folk Sailor e Open; roventi e abrasivi in Summer Of Mars, Deuxième Tableau con alla voce Mauro Pawlowski. Oppure psichedelici e dilatati come in Flatzone o Shanty, meravigliosa escursione in territori "shoegazer" che rimanda agli Spacemen 3, chiusura perfetta per un giorno e mezzo passato in studio, registrando in presa diretta, per lo più improvvisando. Sembrano quasi voler rendere omaggio a quella parte di rock chitarristico targato '80 e '90, che alla tecnica e alle scale pentatoniche, preferiva la masturbazione dello strumento per un lento affogare in un oceano di rumore.
Se come me amate questo genere di musica, it is such a great CD to buy.
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