Band tra le più affascinanti della new wave britannica, gli Psychedelic Furs danno alle stampe il proprio capolavoro, con il primo, omonimo album. Gruppo formato da ben sei elementi, i nostri danno vita a un suono di chiara matrice postpunk, reso terribilmente affascinante dal sax di Duncan Killburn e dalla voce inconfondibile di Richard Butler.

L’album si apre con un trittico da brividi: India è un brano travolgente e incalzante di grande impatto fisico, Sister Europe e Imitation of Christ, sono delle gemme preziose, sinuose e affascinanti con il sax a fare la differenza. Ora se l’album si fosse mantenuto sugli stessi livelli, ci troveremmo di fronte ad un capolavoro assoluto della storia del rock, ma i brani a seguire sono decisamente un gradino sotto, e sfido chiunque a non trovare un gap marcato con la triade iniziale. Si tratta di brani abbastanza incisivi pienamente debitori al punk, e sempre fortemente caratterizzati, ma a me viene voglia di saltare un paio di pezzi.. Che ci psso fare.

Su questa linea si muoveranno comunque altre band britanniche, vedi i Pulp. Si arriva poi a Blacks/Radio due brani uniti, dall’incedere irresistibile e dall’atmosfera old fashioned. I fans battezarono l’ originale sound della band the beautiful chaos, caos che avrebbe lasciato un segno nel rock britannico e che merita di essere scoperto. Prodotto da Steve Lillywhite nel 1980, è una delle migliori istantanee dell’epoca.

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