Kraut, Elettronica, Fusion, Prog, New Wave (nel senso più esteso del termine) devono tutte qualcosa a questo disco decisamente avanti rispetto all’anno della sua comparsa (1968)!

Fiati carezzevoli che all’occorrenza diventano uragani in tempesta, violini atmosferici Caleniani a irrompere con forza dove meno te lo aspetti, suoni sintetici che ben presto ritroveremo nei viaggi astrali dei Floyd e della Kosmische Music, sperimentazioni sonore che rimandano direttamente alla memoria il miglior Zappa, messe Hippy, tastiere baldanzose ed isteriche, madrigali pacifiche e vellutate, ritmiche a tratti balcaniche, a tratti blues, a tratti noise, a tratti bandistiche, caos organico ed organizzato, pop, Raga indiano, sovrapposizioni sonore che sgomitano l’una con l’altra senza mai prevalere ma fuse e coese ben consapevoli che l’obbiettivo è il nostro cervello e il nostro subconscio da sventrare e destabilizzare!

La voce suadente di Dorothy Moskowitz accompagna questo terrorismo psicotico barcollando fra le doti canore della Slick e la monotonalità di Nico, sempre fondendosi con la musica creando una sorta di pace irreale destinata a disintegrarsi sotto i colpi di questi proto-terroristi musicali!

Psichedelia sì, ma molto di più: viaggio artistico, a tratti Dada, a tratti Naif, a tratti grottesco, a tratti avanguardistico.

Imperdibile!

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