Certe opere non sono immediate. Hanno bisogno di essere contemplate pazientemente. Queste opere sono opere difficili, tanto per il creatore quanto per il fruitore; nascono da sterminato amore e dunque altrettanto amore esigono.

Una di queste opere è l'album di esordio dei This Heat, seminale trio inglese composto dai polistrumentisti Hayward e Bullen e dal non-musicista Gareth Williams. Spesso inseriti nella corrente new wave per affinità più che altro cronologiche i This Heat rappresentarono un'infernale congiunzione tra la psichedelica magia del progressive ed il più estremo spirito dada o punk.

This Heat, ovvero come raggiungere la perfezione attraverso l'unione dei contrari.

L'album in questione necessitò di ben tre anni di lavoro e non fu pubblicato finché Hayward non fu pienamente soddisfatto del risultato. Risultato che a trent'anni di distanza è ancora inarrivabile: si parte con Testcard che è soltanto timido drone per aprire le danze oscure e frenetiche di Horizontal Hold, primo capolavoro del disco tra noise free-jazz e pura sperimentazione sul suono della chitarra. Not Waving è psichedelia pura non elettrificata, come appena partorita dalla mente di un neonato: un inno ancestrale di rara bellezza, mette in mostra un claustrofobico e personalissimo senso della melodia che fa correre innumerevoli brividi lungo la spina dorsale. E poi 24 Track Loop che fondendo jazz e dub inventa dal nulla un suono simil-techno, quasi da Warp.
Infine merita una citazione (meriterebbe enormi studi e di essere annoverata tra i grandi capolavori dell’Occidente) The Fall of Saigon, cruda rappresentazione in musica della guerra del Vietnam: una sorta di Guernica tra industrial e lirismo acustico...
Quando l'assolo finale di chitarra sfocia nella ripresa di Testcard il cuore ha un improvviso sussulto e quasi le lacrime si affacciano ai loro condotti: più niente si può esprimere dopo questa esperienza, sì ostica, ma ai limiti reali della perfezione.

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