Premetto che questa è la mia prima recensione su DeBaser, quasi un parto (da 9 mesi sono infatti iscritto a questo sito …), pertanto ho deciso di partire con un album che io adoro e che non ho ancora visto recensito su queste pagine.

Spero di assolvere degnamente alla descrizione di questo capolavoro, che ovviamente consiglio a tutti gli amanti dell'hard rock anni 70, ma in generale a tutti gli appassionati di musica.

Ursa Major è stata una hard rock band statunitense che ha pubblicato purtroppo un unico omonimo album nel lontano 1972 sotto l'egida di una major quale la RCA e del leggendario produttore Bob Ezrin.
Il power trio in questione ha come leader Dick Wagner, cantante e chitarrista, che ha scritto e lavorato in seguito anche per alcuni mostri sacri del rock come Lou Reed (Rock 'n' Roll Animal e Sally Can't Dance), Alice Cooper (Welcome to My Nightmare) e Mark Farner dei Grand Funk Railroad nella sua attività solista. Trovo peraltro delle somiglianze con la voce di quest'ultimo.

Gli altri musicisti del gruppo sono Greg Arama, consumato bassista già con The Gang e Amboy Dukes, e Ric Mangone, talentuoso quanto misconosciuto batterista.

Non voglio dilungarmi però nella descrizione della pur breve storia di questo gruppo. Passiamo alla musica e a questo gioiello che ci hanno lasciato. Di seguito la tracklist:

  1. "Sinner"
  2. "In My Darkest Hour"
  3. "Silverspoon"
  4. "Stage Door Queen"
  5. "Back to the Land"
  6. "Lay Me Down"
  7. "Liberty and Justice"

Non ci sono innovazioni stilistiche nella loro proposta musicale, ma è certo la qualità a farla da padrona. Ho già premesso che i tre musicisti sanno il fatto loro, pertanto immaginatevi uno stile condito da numerosi cambi di ritmo e raffinati passaggi strumentali, seppur mai eccessivi o dilungati, con spruzzate di archi qua e là. Considerate che è un disco apprezzato da parecchi amici di formazione progressive-rock. Abbiamo detto quindi che si tratta di hard rock ispirato, con un guitar work che passa dai riff più pesanti in stile Black Sabbath dell'opener Sinner, alle cavalcate rock come Silverspoon e Stage Door Queen che richiamano più ai Led Zeppelin, fino agli splendidi passaggi acustici di In my darkest Hour, Liberty and Justice e del masterpiece Back to the Land.

Quest'ultima infatti è uno di quei pezzi che possono rivaleggiare con i più grandi classici di quel periodo. Non starò qui a descriverla, se non nell'alternanza di atmosfere che riesce a creare. Voglio lasciarvi il piacere di ascoltarla. Apprezzabile l'intro con un elaborato riff di chitarra accompagnato agli archi che si ripeterà lungo il pezzo. La voce del Wagner, come già premesso accostandola al grande Mark Farner, viaggia su tonalità alte (il timbro più che altro) ma senza mai esagerare negli acuti. A condire il tutto ci pensano i delicati cori dei compagni di avventura, che richiamano un altro gruppo che io ritengo eccezionale: gli Uriah Heep. Con questa affermazione so di espormi ad alcune critiche, che peraltro ho già ricevuto in alcuni miei precedenti commenti. Noto infatti che gli Heep non sono molto apprezzati dai fruitori di DeBaser. Pazienza. Ma non lasciatevi condizionare da questo aspetto.

Vorrei sottolineare che i sopraccitati paragoni servono solo per dare l'idea della varietà stilistica proposta, ma mi sento di aggiungere che gli Ursa Major avevano una loro precisa identità e in questo disco sono riusciti a mescolare alla perfezione la loro creatività, ispirazione e perizia tecnica. E' veramente un peccato non avere ulteriori testimonianze da parte loro e non riesco a capire come un prodotto di questo tipo non sia riuscito a trovare il meritato successo. Tutti i pezzi di questo disco infatti sono dei potenziali singoli per quel periodo. “Ma come ? Sto qua continua a dirce che è musica complessa, piena di cambi di ritmo … che ce stà a infinocchià???”. Questo non lo so spiegare neanche io. Ma è ancora più inspiegabile che il disco non abbia sfondato. Credetemi. Il giudizio lo lascio agli ascoltatori.

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