L'alba del nuovo millennio, pur non portando con sé auspicati cambiamenti nell'ambito della musica rock, anzi amplificando e diversificando a dismisura varie correnti revival, ha visto anche il (ri)fiorire dell'interesse verso sonorità folk, dalle più conosciute (Pentangle, Fairport Convention e tutto il folk inglese di inizio settanta) a quelle tardivamente recuperate (Vashti Bunyan, John Fahey). Numerosi gli araldi contemporanei di cotanti predecessori, intenti a declinare il loro folk in maniera personale ed eclettica, assecondando fascinazioni tropicaliste (l'ultimo Banhart), dando voce alla brughiera (Espers) o vagando in un deserto della mente sperduto fra Punjab e Texas (la caleidoscopica produzione di Six Organs Of Admittance).

Proprio Ben Chasny è l'artista con cui Rick Tomlison (aka VOTSW) sembra condividere maggiormente visioni musicali e sensibilità artistica. Fingerpicking reiterato quindi, alla maniera di Fahey e Robbie Basho, con meno propensione al drone o al feedback come Chasny, ma con una più spiccata fascinazione verso strumentazione e scale esotiche, nonché una sepolta anima prettamente hard rock psichedelica. Per carità, niente di nuovo sul fronte occidentale verrebbe da dire, ma le spezie aggiunte alla zuppa riscaldata donano freschezza alle vecchie sonorità evocate, riuscendo in più di un'occasione a unire melodie senza tempo e sinceri slanci emotivi.

Esemplare il trittico iniziale, viaggio mentale che dal procedere ipnotico di "Sand And Flames" scorre senza soluzione di continuità nelle scale arabeggianti di "Satai Nova", fino ad portarci alle pendici dell'Hindu Kush in compagnia di Talvin Singh e Os Mutantes ("The Fire In My Head"). Il nostro è decisamente bravo ed eclettico con la sua sei corde, sia che si tratti di percorrerne freneticamente i tasti ("Valley Of The Rocks"), di produrre melodie circolari e mesmerizzanti ("Return From Byzantium") o di trasfigurarne le tonalità ("Underwater Journey"). Riuscendo inoltre in due frangenti, a cristallizzare bravura, ricerca sonora ed emotività. "Second Transition" pesca a piene mani nella tradizione hard psichedelica di fine '60, con sitar ed elettrica a rincorrersi, fino a entrare in risonanza con ingombranti echi Zeppeliniani; "Silver Morning Branches", unico brano cantato del disco, piccola operetta folk con intermezzo simil mariachi, tenue e fuggevole come un barlume di lucidità negli occhi velati di un uomo assente dal mondo.

Disco del cuore di questo 2007 appena andato.

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