Non sentivo una band suonare in questo modo da quando ancora ragazzino sono stato introdotto al sound hardcore punk dei Flipper di San Francisco, California e al seminale "Generic" album pubblicato nel 1982 su Subterranean Records e riproposto su compact disc negli anni novanta dalla American Recordings. Come ascoltatore e come "critico" (le virgolette sono qui fondamentali) mi considero molto poco accademico e poco bravo nelle catalogazioni e del resto questo accostamento agli "storici" potrà apparire irriverente, le connessioni, anche se possono apparire irriverenti e fuori luogo, sono in molti casi dettate più da quelle che sono attitudini che riscontro nel sound invece che dalla appartenenza a determinati contesti.

"Wax Chattels" è il primo LP eponimo di questo giovane trio (Peter Ruddell, Amanda Chang, Tom Leggett) proveniente da Auckland (NZ) e pubblicato lo scorso 18 maggio su Flying Nun Records, un'etichetta che andrebbe ascritta tra al programma di protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale per il suo contributo alla storia della musica e più in generale alla creazione e diffusione di una fervida controcultura in Nuova Zelanda. Prodotto da Jonathan Pearce, il disco è stato presentato dalla label come se fosse la rappresentazione del lato meno soleggiato e di quello invece più oscuro, persino sinistro e allo stesso tempo ipnotico e ossessivo come certe visioni "X-Files" s cui lo stesso trio paga devozione con "Gillian", una tenebrosa sessione fondata sul groove di basso e il sound dell'organo e liberamente dedicata all'attrice Gillian Anderson che peraltro vanta una storica predilizione per la musica punk sin da quando era una turbolente adolescente alla fine degli anni ottanta e prima ancora di cominciare a recitare.

Formatosi a una scuola art-punk espressionista che va da gli Les Rallizes Dénudés a alcune esperienze nel campo della no-wave e il primo hardcore dell'inizio degli anni ottanta (sentite la ristampa degli Your Food su Drag City per capire) il trio si è autodefinito come una guitar band senza chitarre e in effetti il loro sound compulsivo e frenetico è costruito interamente su groove vigorosi di basso e tastiere avvolgenti, senza considerare il ruolo determinante della batteria più sostenuta in pezzi come "It", "NRG" e praticamente marziale nel segnare i tempi spezzati di "Concrete", "Parallel Lines". L'utilizzo sempre centrale e potente del basso così come quello più istrionico e acido delle tastiere ascrivono tuttavia il trio al genere hardcore più noise e sperimentale. In fondo nonostante la distanza geografica e quella temporale, i Flipper non sono poi così lontani e comunque ci sono certe cose che succedono anche senza prendere nessun riferimento particolare, altrimenti come me le spiegate le piramidi in Egitto e poi pure nel continente sudamericano. Roba da X-Files.

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