Piccoli Wooden Shjips crescono.

Si potrebbe liquidarli così i White Manna, terzetto californiano dedito (guarda caso) ad una psichedelia ipnotica, sballottata fra chitarre in delay e organetti acidissimi, proprio come i conterranei Wooden Shjips.  E visto che i Wooden Shjips, seppur bravissimi, non fanno mistero delle loro fonti di ispirazione (a grandi linee Doors, Spacemen 3, Hawkwind e una spruzzata di Stooges), perché spendere tempo e parole su un gruppo simile ad un gruppo di per sé già derivativo?

La prima ragione è che sono le 22:30, mia figlia dorme da poco, la mia compagna è al cinema e quindi non ho un cazzo da fare. La seconda, e più pregnante per tutti, è che i White Manna ci hanno gentilmente elargito uno dei migliori dischi psichedelici dell’anno scorso.

Vincendo la gara coi vicini Wooden, e sfornando il disco che ai Wooden Shjips non riesce più da un pezzo, utilizzando oltretutto le stesse “armi”. Si dice sempre che alla fine le note sono 7, gli accordi son quelli e bla bla bla, ma apprezzo sempre chi riesce a rielaborare con personalità e gusto, elementi noti e stranoti. E i White Manna ce la fanno alla grande, innanzitutto pompando ottani in una formula ipnotica molto Spacemen 3, ma quelli di Sound Of Confusion, perciò ritmi robotici ma volumi consistenti. E aggiungendo un cantato mai monotono, quasi garage.

Ecco, per essere un disco di (retro)moderna psichedelia, l’approccio garage selvaggio è ben presente, soprattutto nelle iniziali “Acid Head” e “Keep Your Lantern Burning”, 15 min totali di viaggi interstellari ma inebetiti sul divano di casa. Ancor meglio fanno nelle due tracce finali, una “Sweet Jesus” fra tex mex, Hawkwind e Farfisa Group con fantastico crescendo finale, e una “Don’t Gun Us Down” che si permette quasi 4 minuti su 8 di intro cosmica di sax per poi infilare una versione heavy psych di “1970” degli Stooges.

Insomma, nell’ambito, una delle migliori uscite del 2012.

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