Primo novembre

Li chiudono dietro grosse lastre di pietra, dentro loculi anonimi prenotati anni prima per l'occasione. Una foto sbiadita, due date, un nome e relativo cognome.
Perlopiù tendono a nasconderli, e filtrano tutto con il buonismo becero del poi: rimane soltanto la luce ipocrita dei discorsi fatti in cerchio. Occasione imperdibile per mondare la coscienza da eventuali impurità, una volta l'anno.

Fa male agli occhi, vedere come abbiamo dimenticato. Che in fondo non è cambiato nulla, assolutamente nulla, e ci ritroviamo ancora una volta davanti a questa grossa lastra di pietra a parlare del niente che ci sta davanti e che abbiamo dentro, e che son trentacinque anni da quando Luigi è morto annegato nel laghetto e che se tu, papà, non avessi avuto da spalare merda di vacca quel giorno saresti andato con lui a pescare e non ci sarebbe cascato dentro. Forse.

Immobili, per trenta lunghissimi minuti. Mai come oggi sento che abbiamo ben poco da spartire, e vorrei essere lontano anni luce da qui.
C'è qualcosa di perverso, in tutto questo.

Io, i miei morti, me li porto dentro.



Carico i commenti... con calma