I Bon Jovi riprendono da dove avevano lasciato, e cioè da "Crush" di due anni fa (e non poteva essere altrimenti dopo le otto milioni di copie vendute da quell'album). La band del New Jersey si ripresenta con un'immagine più matura (fattore importante per chi ha costruito parte del proprio successo proprio sull'apparire), con delle liriche più intense (che hanno risentito inevitabilmente degli avvenimenti dell'11 settembre) e con un sound pop-rock ipervitaminizzato e sufficientemente moderno, sempre abile nel mantenere i giusti agganci con il mercato più mainstream.

A suggello di una ormai conquistata dignità agli occhi (e ai timpani) di coloro che non li avevano mai presi abbastanza sul serio, i Bon Jovi calano nuovamente l'asso Desmond Child (con loro fin dai tempi del blasonato "Slippery When Wet"), probabilmente il più grande compositore di hit-single rock contemporaneo. Così "The Distance", partorita appunto dall'affiatato trio Bon Jovi/Sambora/Child, ammalia e seduce, con linee melodiche tanto semplici quanto efficaci. "Undivided" colpisce immediatamente con veementi raffiche heavy, ergendo un solido muro del suono. Rimanendo in tema, "Everyday" innesta un poderoso mid-tempo che non ha nulla da invidiare ai passati successi della band, santificando la strada intrapresa con gli ultimi singoli da classifica della band (modello "It's My Life", tanto per intenderci). In generale l'album registra il solito slancio rock tipico della band, preservando l'indubbia vivacità glamour-pop che l'italoamericano John Bon Jovi sa impartire alle sue linee vocali. E proprio questa sua naturale vocazione che riscatta molti episodi piuttosto scontati, come "Joey", quasi un'outtake del suo ultimo lavoro solista, o "Hook Me Up" (che adoro). Con "All About Lovin' You", "Right Side Of Wrong" e "You Had Me From Hello" i cinque statunitensi ci propinano le solite ballate (più o meno pianistiche e/o sinfoniche e/o acustiche) che affollano, in versioni simili, i loro dischi da più di quindici anni. Però la brillantezza della title-track (coro inarrestabile benché già sentito mille volte) e di "Love Me Back To Life" (atmosfera sognante con scatti chitarristico/orchestrali) riscattano in parte un disco che rischia in continuazione di afflosciarsi sui troppi lentoni inconcludenti (mai come in questo disco).

I Bon Jovi sono riusciti a passare indenni attraverso le mode, ad evolvere il proprio sound senza snaturalizzarlo, a guadagnare perfino la stima della critica. Da una decina d'anni a questa parte si accontentano semplicemente di sopravvivere sui fasti passati, e "Bounce" appare come un altro passo verso la meritata pensione.


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