Il rinnovamento del Rock trovò alcuni dei sui maggiori artefici nei Low, trio di Duluth, che ne scosse le strutture assimilando alla musica popolare le più innovative conquiste della avant-music.

>Negando l'etichetta slo-core i Low non cantano l'annichilimento, lo svilimento della propria condizione la loro musica sembra procedere dal nulla, la chitarra di Alan Sparhawk antropizza quel nulla di mondi disperatamente vigili accompagnato dai fruscii di Mimi Parker semina di entità, di essere la vastità del insensatezza umana. Non si tratta superficialmente di musica del silenzio, di trovate all'ultima moda spirituale ma molto più consapevolmente il loro lavoro si organizza intorno alle pause o meglio studia la persistenza dei suoni nella percezione umana, la durata del fenomeno sonoro che biologicamente si apre la via entro la psiche stravolta dall'alienazione urbana. Mai un trio rock aveva raggiunto tali vertici di sperimentazione sonora, i Low suturano il minimalismo La monte Young, l'ambient la musica colta e il rock penetrandone, saldando gli statuti.

Semi-brevi, minime note lunghissime tessono Long Division, le voci rincorrono l'unisono ad ottave diverse il basso permea le atmosfere di battiti organici la chitarra crea, come quei libri 3D per bambini che li apri e sorgono palazzi case, costruisce spazi nuovi all'esperienza, acquisisce alla mente umana tratti di in-coscienza sepolti sotto cumuli di divieti, rimozioni psicologiche. È musica talmente intima che i Low assorbono di tutto senza snaturare il soggetto, simile introspezione lambisce le zone inviolabili dell'Io dove i vincoli le resistenze se esplodessero condurrebbero alla perdita di sé. Non sussurri quindi ma registrazione dei momenti più profondi dell'attività ontologica umana, Long Division cela entro parvenze gelide, il proprio carattere propositivo, il suo vitalismo, abbandonando lo psichedelismo visionario dell'esordio per un suono quasi crudele nel suo realismo.

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