THE NECKS, Chemist (2006)

In questo disco vi sono soltanto tre brani musicali, nessuno dei quali brilla per esecuzione tecnica o per originalità compositiva. Non conosco questi The Necks, e mi sono avvicinato al loro lavoro con grande curiosità e attenzione, per rimanerne davvero deluso.

Il trio ha dalla composizione classicamente jazz : Piano/Tastiere - Basso/Contrabbasso - Batteria in realtà delle sonorità jazz questo disco ha veramente poco. Confluiscono in esso diverse influenze musicali, ma non mescolate per ottenere particolari sinergie quanto quasi per confondere l'ascoltare con indizi minuti quanto volatili. Se proprio si vuole appioppare un genere a questo disco, si potrebbe dire che è lounge-easy-progressive (qualsiasi cosa possa significare).

Il disco ha il pregio di lasciare intenderne da subito l'obiettivo artistico; la creazione di un mondo sonoro che avvolga l'ascoltare ipnotizzandolo. Il brutto è che si intuisce soltanto questo tentativo. Le composizione oltre a non essere coinvolgenti non sono per nulla originali.

Fatal, primo pezzo è anche quello più godibile. Trascorre senza eccessi, con un tessuto di percussioni. Ad un certo punto termina, e si rimane chiedendosi dove si vada a parare nei pezzi successivi.

Buoyant è davvero stucchevole. Si sente un contrabbasso strimpellato. Con lentezza. Din Don Dan. Per un paio di minuti, fine del pezzo.

Abillera è lungo quanto Fatal ma dalla composizione ancora più scontata. Questo brano chiude il disco, e c'è un tentativo di renderlo un pò più 'grandioso' con qualche accellerazione improvvisa unita a dei cambi tonali di sconcertante banalità.

Insomma, non mi interessa entrare in polemica con quanti hanno visto nei Necks percorsi sonori prima mai battuti, ma per me questa musica costituisce soltanto una semplificazione di esperimenti sonori che altri soliti noti (Miles Davis, Charles Mingus) hanno proposto e loro stessi superato già all'inizio degli anni '60.

La cosa più irritante non e' tanto che si faccia buona musica ripentendo la buona musica di mezzo secolo prima (ammesso che possa considerarsi davvero buona musica). La cosa più irritante è che nel disco siano presenti sono questi esperimenti dilatati fino alla noia e in uno stile che di sperimentale non ha nulla. Non vi sono melodie particolarmente complesse, come ho scritto sopra, si intende dal primo ascolto dove si vuole arrivare, il disco si fa ascoltare senza rimanere davvero sconcertati dall'esperienza e questo nella musica moderna significa avere già mezzo passo nella noia o forse fare l'occhiolino ad un mercato che vuole pensare poco anche quando ascolta musica che può apparire sofisticata.

Pe quanto riguarda l'esecuzione tecnica dei brani. Certamente il trio è composto da persone che sanno tenere uno strumento in mano. Che siano molto bravi a suonarlo non posso dirlo, perchè l'album non mi sembra metta in luce doti tecniche particolari di un qualsiasi tipo.

Un disco da ascoltare solo per curiosità.

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