Non ne sono sicuro, ma sono convinto che ci sono momenti e manifestazioni che fermano il tuo tempo. Lo fermano e ne diventano il simbolo. Immagino mio nonno ascoltare l'annuncio che la Guerra è finita, che può uscire dal tunnel di Fuorigrotta dove dorme con la famiglia, che è scampato ai tedeschi e alla fame degli scarafaggi. Immagino mio padre, con il naso attaccato al televisore, guardare Neil Amstrong che salta sulla spiaggia di Varcaturo, schivando assorbenti e rifiuti tossici, facendo credere a tutti che gli abitanti della Luna sono pure loro degli incivili.

Mi sono sempre chiesto cosa significa trovarsi di fronte al proprio momento. Con una pistola puntata alla testa ti senti arrivato al momento, alla resa finale, all'ultimo quadro... quello con il mostro difficilissimo da superare. Non pensi alla tua vita, non ti passa la vita davanti agli occhi in uno di quei flashback da film di terza mano. Non hai il tempo di far nulla, non riesci a parlare, non pensi, non fai nulla se non cagarti addosso dalla paura. Quando mi trovai con una pistola puntata addosso tutto quello che feci fu guardare il fiato che mi usciva da bocca e che diventava nuvola con il freddo. Se fossi morto sarebbe stato solo il mio momento e nulla più. Perchè? Perchè le persone come me hanno solo una cosa da barattare: il corpo. Nessuna parola, nessun gesto. Solo il corpo: questa è la mia merce.

Il segno di questa mia generazione, l'educazione, la fine che ci spetta, l'abbiamo ricevuta da piccoli. E' il 17 luglio 1994, è il mio onomastico, Roberto Baggio in quel momento è la persona più vicina a Dio. Mettete la palla sul dischetto, tutto quel che deve fare è segnare l'ultimo rigore. Non lo fa, sbaglia. Sul più bello il mondo ti crolla addosso, tu non puoi farci niente e a che serve dire che se pure avesse segnato si doveva continuare? A nulla: si ha occhi e orecchie solo quando servono, solo quando c'è da indignarsi. Ero piccolissimo, piansi, nel mio letto, tutta la notte. Me lo ricordo come se fosse successo ieri.

Saviano entra in scena. Guarda nell'obiettivo, si muove, si tocca il naso. Ha i pantaloni disordinati, un po' più grandi del dovuto, non scendono bene e a me sembra una cosa non frutto del caso. Roberto Saviano non è un romanziere, la scrittura è un esercizio di stile e Roberto stile non ne ha. Roberto ha solo una montagna di merda poggiata sullo stomaco che gli spinge le parole fuori. Ha delle parole in gola che lo strozzano, la manovra di Heimlich gliel'ha fa la merda. Roberto Saviano danza sulla scena in modo frenetico, il cameraman lo segue a fatica. Roberto ripete Gomorra. Non gli stessi concetti, ma solo lo stesso processo. Parla, spara, comunica le cose che in questi tre anni di alienazione si sono scontrate nella sua testa e nella sua non-vita. Ha gli occhi stanchi, lo vedo, ma non ci si ferma a metà: ai calci in bocca ci si va incontro. Ripete vorticosamente, come in un rosario, 'terra mia', 'la mia terra', 'il mio territorio', 'nel mio territorio'. Roberto Saviano non è scappato. Quando nasci con lo schifo negli occhi, quello schifo ti rimane sempre davanti agli occhi. Racconta, s'indigna, il mondo intero si è fermato sulle sue labbra, in balia delle sue parole. Il mondo intero si è fermato per osservare, per sentire, il dolore, l'angoscia, la noia che costituiscono la vita di oggi di Saviano, del Saviano controllato, ma così uguale alla vita di prima... è il nascere che non ci voleva, direbbe uno sveglio e con gli occhi spiritati.

Mi sento stanco come un vecchio e arrabbiato come un quindicenne. Sono un vecchio arrabbiato che per una volta, per una sola volta, è tornato a sentirsi bambino. Il perchè non lo so, so solo che, come quando Roberto Baggio sbagliò il rigore, mi sono rigirato nel letto, le lenzuola a darmi fastidio e qualche lacrima a tamponare la fodera del cuscino. Quindici anni di coscienza cancellati in due ore... Le parole che avrei voluto dire sono state dette, finalmente qualcuno prende il mezzo televisivo, scende dalla cattedra e dice, racconta. Sono vivo, lo sento. Ho visto, ora scrivo, domani ricorderò.

Grazie Roberto.

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