Ci terrei a presentare lo splendido "Live After Death", con cui sono venuto a contatto poco tempo fa, grazie alla cordialità del magnanimo Cioe, da cui sono riuscito a farmi prestare questo cd con la solita tecnica del "lecchinaggio", facendo concorrenza al più grande ruffiano della storia e con le rigide condizioni di riportarglielo dietro entro massimo 24 ore sano e salvo e che ogni danno fatto su quest'album si sarebbe presentato al momento della riconsegna nel mio povero corpicino.
Mi è bastato ascoltarlo una sola volta per capire che questo live va sicuramente a superare dischi come "Rock In Rio", "Live At Donington" e "A Real Live one-A Real Dead One", presentandosi come miglior disco che gli Iron Maiden abbiano mai suonato dal vivo e come uno dei più grandi live della storia del metal.
Targato 1985 esso riprende due sezioni di due concerti suonati nella Long Beach Arena di Los Angeles durante il "World Slavery Tour" (il tour promozionale di "Powerslave"). Si può quindi dire che sia stato registrato nel momento migliore, dopo cinque album in cinque anni di fila infatti la band arrivava in quel periodo a toccare l'apice della sua carriera e questo live lo dimostra perfettamente: UNA VERA BOMBA NUCLEARE!!!!! Dalla mastodontica scaletta all'esecuzione dei brani.

"Live After Death" comincia tiepidamente con l'Intro "Churchill's Speech" praticamente un discorso pronunciato da Winston Churchill (e qui il mio amico Giovanni sarà contento) che anima la folla per passare subito alla bellissima "Aces High", suonata molto bene e cantata splendidamente da Dickinson, che di botto interpreta una delle lyrics più cazzute di tutto il suo repertorio senza scaldarsi dimostrando di essere di un altro pianeta.
Come già detto prima l'album è dotato di una scaletta da brividi, che contiene sia perle come "The Number Of The Beast", "Hallowed Be Thy Name", "Run To The Hills", "2 Minutes To Midnight" e "Iron Maiden" sia canzoni meno conosciute ma indubbiamente buone quali "Revelations", "Die With Your Boots On" e la lunghissima "Rime Of The Aincient Mariner".
Purtroppo non posso prendere tutte le canzoni singolarmente ed esaminarle, difatti sono una meglio dell'altra e suonate divinamente dalla band.
Lodevole è anche la produzione curata da Martin Birch, che in passato aveva prodotto anche "Made In Japan" dei Deep Purple, uno dei più famosi live che la storia abbia mai dato alla luce: il pubblico si sente anche se un pò troppo poco e le songs non sembrano neanche suonate in live.
Eccellente è quindi la prestazione degli Iron, dove il ritmo inflitto dal basso del grandissimo Steve Harris esalta la batteria di Niko McBrain e le chitarre di Dave Murray e di Adrian Smith, che producono assoli che sembrano quasi registrati in studio.
Ecco, una macchia di questo album è proprio la scarsità di improvvisazione, presente solo in poche canzoni ("Running Free" su tutte), ma è pur sempre una bazzecola in confronto alla sproporzionata grandezza di questo live.

Quindi in finale posso dire che questo cd è indispensable nella collezione di ogni metallaro degno di rispetto. Da avere.
E per finire.......... UP THE IRONS!!!!!!!!!!

P.S.: E' consigliato sennò l'acquisto del dvd, bellissimo per le coreografie dove si vedono questi cinque giovanotti (siamo nell'85, quindi non sono quei simpatici "vecchietti" di ora) che corrono come belve per il palco...

P.P.S.: Scusate, sono quattro i giovanotti che corrono per il palco (come vuoi che possa correre McBrain alla batteria ;-])

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