"Nosce te" era scritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi, ovvero un'esortazione traducibile in "Conosci te stesso"! Un'esortazione per trovare la verità dentro il proprio io, lasciando da parte apparenze, il mondo delle falsità e gli altri.
Questo dovrebbe scrivere Sam Shalabi, chitarrista di Montreal dalle forti suggestioni orientaleggianti, all'ingresso del suo studio o a quello delle etichette Alien8 o Constellation...Conosci te stesso perché ogni disco che esce (siamo arrivati a 12 in 8 anni se non erro) sembra schiudere mondi interiori attraverso fattori esterni presi da ogni angolo della terra.

Iniziamo però a mettere dei paletti per inquadrare il nostro compositore a chi lo conoscesse poco, Sam è iscrivibile a quella schiera di artisti che gravitano intorno ai progetti Godspeed You! Black Emperor o a etichette a loro affini, fonda un gruppo di matrice post rock dall'originale titolo Shalabi Effect nel 1999 ed era un vecchio membro dei Molasses.
Tra improvvisazione free, droni e glitch si scorge un'anima caledoscopica impreziosita da umori orientali, arabi, fino a quando arriva la tragedia del fatidico 11 Settembre, e cosa fa il nostro Sam?
Fonda il progetto Land Of Kush e realizza questo buon disco per testiomniare la inutile caccia all'arabo fatta dopo l'attentato alle Torri Gemelle, per schierarsi a difesa della cultura orientale che, a suo modo di vedere, era a rischio di identificazione totale con il terrorismo. Kush è la regione tra il sud dell'egitto e la parte nord del Sudan dove si svilupparono, secondo gli storici, importanti civiltà e culture intorno al Nilo.

Non finisce qua l'estro del nostro oracolo, si ribatezza Osama Shalabi e raccoglie da ogni parte del mondo un esercito di musicisti che lo accompagnano in questa avventura e in questa prima fatica sotto questo nome. La psichedelia la farà da padrone e sembra di passare sotto le iscrizioni dell'Oracolo di Delfi citato prima, quando si entra nei 5 lunghi movimenti di cui è composto "Against The Day".

Tutto si muove da "The light Over The Ranges" punto di partenza di questo viaggio tra rumori ambientali, voci e strumenti che si nascondono per poi emergere d'un tratto, "Iceland Spar" e "Bilocations" ci accompagnano in una lunga danza (14 minuti la prima e oltre 21 la seconda) nascosta tra rumori, sinuosità, sentieri nel deserto, voci femminili ammalianti e false oasi che trascinano l'ascoltatore come un soldato ubriaco venuto per distruggere e convinto a non andarsene più, oppure a ballare con una splendida odalisca dagli occhi di ghiaccio, o a farsi trascinare su un cammello verso le dune, tutte uguali e tutte diverse.

Un fascino ci cresce dentro, chi parte prevenuto verso certe sonorità o prevenuto verso il mondo orientale, viene preso per mano e accarezzato in un abisso di perdita dei sensi tra rumori d'ambiente e improvvisazione colta. Un ipnotico violino ci incanta come cobra al sole di Marrakech e l'Occidente è lontano, lontano dalle nostre menti, sciogliamo il nodo della cravatta e beviamo del té, la vista inizia ad assuefarsi al gran sole e Sam Shalabi suona per noi con la sua orchestra fatta di molteplici percussioni, archi, vecchi strumenti di legno e ora lasciatemi qui.

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