Trovarsi a pochi centimetri da uno dei propri idoli di sempre. Steve Albini. Un monumento del rock. Uno che spacca il culo e non sembra invecchiato di un giorno. Gli Shellac. Una macchina da guerra. Una ghigliottinata sul cazzo che ti fa godere. Una band da vedere in prima fila, da vivere, da sudare, da avere nel petto.

C'è un caldo infernale al Bloom di Mezzago. Mentre suona la violoncellista noise di spalla agli Shellac me ne sto fuori. Un paio di birre, qualche sigaretta, cazzate con gli amici, sguardi indiscreti ai vip nostrani (Giorgio Prette-Afterhours, Alberto e Roberta-Verdena) e finalmente i nostri salgono sul palco. Sembra gente tranquilla. Sono tutto tranne che rockstar. Per un attimo mi immagino le mani di Steve ancora sporche di vernice per le miniature di Warhammer. Ha l'aria da nerd. Un nerd pacato. Gente tranquilla... la quiete prima della tempesta (sono in seconda fila, sudato come l'ano di Busi dopo un rapporto "in the backdoor").

1, 2, 3, quat...esplosione. My Black Ass, cazzo! La chitarra è una motosega. Il basso un muro di materiali ancora da inventare. La batteria secca, schietta, storta. Parte un pogo devastante che mi fa trovare di botto tre file più indietro. Ma chi cazzo se ne frega?! Le lame sonore ti raggiungono ovunque, non hai scampo.

Dopo il primo pezzo sono fradici. Grondano passione. Le gocce sul viso di Albini sembrano lacrime. E' drammatica la sua espressione. Bellissimo. Rimpiango di non essere un buon fotografo, perché lo immortalerei così. In uno scatto. Uno scatto che racchiuda l'essenza del rock, priva dei suoi inutili orpelli. Questi 3 old boys potrebbero suonare in pigiama e ciabatte. In mutande. Nudi. Vestiti da Gabibbo, o da cane Pufolente. Sono dinamite e non puoi far altro che metterti a novanta e ringraziare.

Il concerto va avanti con un ritmo impressionante per circa un'ora e mezza. Un periodo di tempo abbastanza lungo per non pensare a nulla che sia fuori da quelle quattro mura. Perché sei lì. Sei lì e non vorresti essere altrove.

Mentre stanno finendo l'ultima canzone, Steve e Bob appoggiano gli strumenti e smantellano, pezzo dopo pezzo, tutta la batteria di Todd, mentre questi è ancora intento a suonarla. Bastardi!

L'esibizione si può riassumere nelle poche parole dette in italiano dal frontman:"porco d**, porca m*****a"(vi assicuro che di asterischi ce ne erano molti meno quella sera).

Urgo di una birra. Esco a fumare con il mio compagno di avventura, al quale dico:" sai bene anche tu che non possiamo andarcene senza una foto con Steve,  vero?". Torniamo dentro e facciamo la stramaledetta  foto. Ed è proprio in quel momento che capisco cosa voglia dire parlare col proprio dio, nel momento esatto in cui lo guardo e gli dico:"you are...". Niente. You are, niente. La frase finisce con quel sorriso del cazzo a 40 denti che vedete nella foto.

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