Ok, I’m back canta Lavinia sopra una chitarra che scartavetra, un basso ruggente e una batteria dal passo felino: sono tornati i Cat Claws.

In seguito ad un primo disco troppo sottovalutato dai soliti noti, il quartetto non ha mai smesso di cercare la propria strada e questo Cat Laws ci svela molti dettagli in più. Chi non li avesse mai ascoltati sappia che la band capitolina suona senza dubbio indie rock, ma non c’entra nulla con l’esercito delle frangette e con quelli che disconoscono le distorsioni: ai gatti il rumore piace e ce lo fanno capire. La sfida è scrivere canzoni che si possono ballare, cantare e che fanno muovere la testa su e giù, in altre parole è come approntare un agile manuale ad uso consumo dei (non solo) giovani.

I pezzi variano molto come sonorità e il gruppo ha l’aria di divertirsi parecchio: i Sonic Youth sono adesso un attributo genetico e mai un modello da imitare pedissequamente, gente come i B-52’s e Talking Heads benedice brani come Your Shoes e Goodbye Guitar, mentre 90 Minutes, con l’aiuto di Rodion, ci fa capire cosa potrebbero essere i Cat Claws sul dancefloor.

Junk Food è una dieta a base di Pavement, i Sonici citati prima e sapienti ralenti che solo un micio sornione può azzeccare. Nella seconda parte dell’album fa capolino la psichedelia sotto forma di Shooting Star e il funky scollacciato nelle vesti di un Fool on the bus che cita i Beatles nel testo, a riprova che ai monoliti i gatti preferiscono le biglie colorate. In sintesi, davvero un bel disco che conferma le buone intuizioni dell’esordio aggiungendo un bel po’ di succosa carne al fuoco.

Ora però vogliamo il difficult third album!

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