Difficile spiegare come nell'ordinario e oscuro mare di cose semplici e banali, sempre uguali, possa scivolare via del tutto inosservato un bagliore blu cobalto, un fulmine dorato. Probabilmente esiste una qualche misteriosa dimensione, in cui i musicisti non sono più persone, ma esseri dotati di anime splendenti che partoriscono pensieri differenti e cosa irraggiungibile agli umani, riuscire con la musica a tessere ricami...

Esce nel settembre duemilasei "Fuochi fatui d'artificio" (titolo emblematicamente straordinario) il nuovo album dei Virginiana Miller, il quarto. L'album lascia senza parole anche chi, come me, avendo seguito il gruppo da sempre, sin dagli albori, pretendeva a questo punto qualcosa di straordinariamente nuovo per potersi dire ancora una volta del tutto soddisfatto. E non è tanto il nuovo che sorprende, in uno stile talmente personale da essere effettivamente un marchio, il suono è sempre simile a se stesso, ma quello che impressiona è il passo ulteriore verso la perfezione stavolta davvero accarezzata se non del tutto catturata e preda. La costruzione dei brani ha raggiunto un minimalismo essenziale freddo che ha gettato via i già rari fronzoli superficiali e si mostra nel suo telaio meccanico splendente e assoluto.

Nell'arco delle 11 canzoni ritrovo me stesso, quello di 13 anni fa e quello di adesso, ritrovo l'amore dei 20 anni che avevo cancellato, ritrovo le cose che ho vissuto, le cose che ho sbagliato, ritrovo le feste d'estate, le persone rimaste, le persone passate, il Commodore 64, i baci di nascosto e tutto il resto.
Descrivere canzoni come "Per la libertà", "Formiche", "Dopo la festa""Onda" e tutte le altre è un esercizio di cui è raro essere all'altezza. Il patrimonio che questo gruppo sta lasciando alla nostra musica nazionale è di inestimabile valore tanto quanto inspiegabile è il loro restare nell'ombra inosservati.

Ma forse alla fine questo è un bene.

Carico i commenti... con calma