5 QUESTION TO: bluEsforCE
ABOUT: cinema muto e musica dal vivo... contemporaneamente!

Ultimamente ho avuto la fortuna di assistere ad alcuni spettacoli di sonorizzazione live di classici del cinema muto. Per un termine così "difficile" c'è una spiegazione molto semplice: mentre viene proiettato un film muto un gruppo di musicisti suona una colonna sonora dal vivo. Proprio come negli anni '10 e '20. Con qualche differenza: la scelta musicale negli ultimi 80/90 anni si è centuplicata, e noi abbiamo perso quella magica dimensione che è assistere ad uno spettacolo a metà tra evento unico e opera riproducibile. Diamo per scontata la fonte sonora sincronizzata al film e non facciamo più molto caso a ciò che sentiamo mentre il film scorre sotto i nostri occhi. A quanti viene da chiedersi come sarebbe un film con un altra musica, o con una musica sempre diversa ogni volta che lo vediamo?

Assistere alla proiezione di un film muto rimusicato dal vivo mi ha fatto molto pensare ad alcune questioni mediatiche, semiotiche e culturali sulle possibili contaminazioni tra immagini e musica improvvisata, e per dipanare alcuni dubbi sulle nuove possibilità musicali per il recupero della cinematografia dei primi decenni ho intervistato via email Cristiano Callegari detto "ZioBurp", il tastierista di bluEsforCE, un ensemble jazz/blues/elettronico/rumoristico/lounge/new wave/psichedelico/chi più ne ha più ne metta che recentemente presso lo SpazioMusica di Pavia nell'ambito della rassegna "Cinestesia" si è occupato di improvvisare una colonna sonora live su alcuni classici come "Metropolis" di Fritz Lang, "Il fantasma dell'opera" di Rupert Julian, "Il gabinetto del dott. Caligari" di Wiene, "Der Golem" di Wegener. Dal momento che l'argomento è vasto e stimolante, spero che nessuno si offenda se le cinque domande di rito sono diventate otto.

Dune Buggy: come si svolge la fase creativa per la colonna sonora dei film?

Zio Burp: Molto informalmente. Si guarda il film tutti insieme. Di solito almeno uno (di solito il diretur, William) l'ha già visto e dà delle indicazioni.
Gli altri ascoltano, mentre mangiano e bevono e commentano. Tutto questo succede la sera stessa prima del film con vantaggi (l'abbiamo appena visto) e svantaggi (mantenere l'attenzione due volte sullo stesso film nella stessa sera, prima imbracciando la forchetta e poi lo strumento)


DB: Perchè avete scelto proprio i capolavori dell'espressionismo tedesco?

ZB: Bisognerebbe chiederlo a Vincenzo che ci consiglia i film. Dobbiamo scegliere solo roba molto vecchia per non pagare la siae. Altrimenti sarebbe bello lavorare anche su documentari. O anche su sonori talmente noti che l'audio si può levare, penso a King Kong.

DB: Siete rimasti formalmente legati al filmico oppure nel pensare la musica partite dalle emozioni che la pellicola vi suscita?

ZB: Anche se c'è molto affiatamento, musicale e non, è difficile dare a voce e senza prove molte indicazioni e tanti canovacci. Tendenzialmente comunque seguiamo molto la trama, emozioni comprese.

DB: Quale valore può avere oggi il recupero del cinema muto in questa chiave di rilettura musicale?

ZB: Per noi è una palestra di improvvisazione continua. Per il cinema di 80-90 anni fa è la possibilità di rivivere rinnovato da suoni e stili musicali che allora non erano nemmeno nati. E di godere dell'improvvisazione di derivazione jazzistica per cui anche sul medesimo film la musica non è e non sarà mai la stessa. E il lavoro sulle colonne sonore a quei tempi era grezzo e imberbe.

DB: Quali sono le vostre influeze musicali, e quali in particolare confluite nell'improvvisazione?

ZB: Quello che è successo è che ci siamo trovati a voler andare tutti in questa direzione. E tutti compatti, per il gusto di farlo. ?er me e Pilo (drums) dico il jazz (anche e soprattutto il free) e la lezione di Zappa.
Paolo (guitar) viene dal blues e dal rock ma ancor più di me è uno zappiano di ferro e sa suonare di tutto.
Il Lisi (bass) viene dalla new wave e dalla psichedelia. William (electro) conosce e ascolta qualunque cosa. L'idea è stata sua e l'equilibrio che abbiamo raggiunto è dovuto anche e soprattutto alle sue indicazioni in termini di dinamiche e volume. "Suonate di meno, ragà, cazzo" è stato il suo ritornello fisso per le prime esecuzioni.
Comunque è proprio così. Quando stai facendo quella cosa che ti piace è un attimo lasciarti trascinare e sbrodolare. Invece bisogna starci attenti. Anche perché per l'audience è già musica ardua quella che facciamo (quasi sempre atonale, rumoristica, sghemba) e se non c'è un filo logico di equilibrio a tenerla insieme, diventa caos. Dove possiamo crescere è qui. Nei silenzi, nelle dinamiche e anche nella ricerca di una minima cantabilità che per ora non abbiamo coltivato.


DB: Come vi rapportate alla sincronizzazione con la pellicola e il ritmo narrativo durante l'improvvisazione?

ZB: Impariamo volta per volta dei modi per entrare nel film. All'inizio tendevamo a essere più didascalici e aderenti al ritmo. Ora se magari c'è una scena d'azione possiamo anche suonarla slow e molto dilatata. Per contrasto. Ma sono cose che decidiamo volta per volta prima del set. E che magari poi sul palco rinneghiamo perché è partito qualcosa che ci piace seguire. Ovviamente più il montaggio è veloce e alterna scene diverse più è un casino chiuderle tutte dentro una musica sola, ché spesso è impossibile cambiare mood ogni pochi secondi.

DB: Avete scelto l'improvvisazione perchè è una pratica del vostro background musicale oppure per un suo valore intriseco alla spontaneità delle suggestioni offerte dal film?

ZB: Perché ci piace. Perché è una sfida. Perché ci viene bene (anche se all'inizio non lo sapevamo, come band dico, che avremmo trovato questo equilibrio). Perché non potendo fare prove, per ora, è l'unica strada. Se il progetto crescesse, forse sarebbe il caso di introdurre qualcosa di scritto e strutturato. Ma la quota di improvvisazione deve essere comunque importante, direi.

DB: Qualunque cosa vi viene in mente riguardo al vostro lavoro (anche ricezione di pubblico ecc) e alle sonorizzazioni live in tgenere, scrivetela!

ZB: A me piace che non vediamo l'audience e loro non vedeono noi. Spesso non abbiamo idea di quanti siano. Io quando arrivo distrutto (perchè comunque è faticoso suonare-ascoltare-guardare) alla fine di un film di quasi due ore e su The end parte un applauso convinto di due minuti di 50 persone che sono state lì, io sento che ne vale la pena e che ce lo meritiamo.

Che dire? Il discorso non si può certo esaurire qui, ma le risposte di Cristiano, che ringrazio per la sua disponibilità e gentilezza, ci aiutano a comprendere meglio come funziona questa pratica e perchè è importante, per tutti gli appassionati di cinema e musica, essere spettatori di eventi di questo genere. Non capita certo tutte le sere di tornare negli anni '20 e insieme essere proiettati nel futuro delle contaminazioni artistiche... credo che questo basti come invito a venire allo SpazioMusica di Pavia la sera del 5 giugno per l'ultima rimusicazione dei bluEsforCE, che prevederà alcuni corti di Méliès rivisti, o meglio riascoltati alla luce della loro strana miscela di elettronica, jazz, rumori, blues e psichedelia lounge.

RIFERIMENTI WEB

bluEsForCE

bluEsForCE myspace


SpazioMusica

Cinestesia


ZioBurp

ZioBurp Myspace

Dune Buggy aka Feel-Glass

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