È molto difficile riuscire a cambiare opinione su di una persona. Kim Rossi Stuart fino a pochi anni fa per me non era un vero attore in quanto quando pensavo a lui, mi venivano in mente gli obbrobri "Il ragazzo dal kimono d'oro" e la serie-tv "Fantaghirò". L'ho rivalutato crescendo e le ultime uscite "Le chiavi di casa", "Anche libero va bene" e "Romanzo criminale" me lo hanno fatto apprezzare completamente. Dal mio punto di vista riesce ad impersonificare come pochi altri personaggi tristi, enigmatici, chiusi e circondati da un'espressione di perpetua malinconia che li avvolge e non se ne và via mai completamente, nemmeno nei momenti più felici di una pellicola.
Il fiammante "Piano, solo" che prende spunto dal libro del Sindaco di Roma Walter Veltroni "Il disco del mondo. Vita breve di Luca Flores, musicista.", ripercorre la vita di un artista jazz; il miglior pianista jazz italiano del periodo (siamo nella Firenze degli anni '80, credo), Luca Floris, capace di suonare con mostri sacri come Chet Baker e Massimo Urbani.
Riccardo Milani ("Tanti auguri professore" e "Il posto dell'anima") nel suo cast vuole proprio Kim Rossi Stuart per il delicato compito di impersonare il protagonista. Un talento purissimo incastrato in una personalità troppo delicata, troppo fragile ed incrinata irrimediabilmente sia dalla precoce morte della madre per un incidente d'auto e sia dalla presenza a corrente alternata del padre, spesso impegnato a lavorare in giro per il mondo. Luca non ha la forza per sopportare una vita anormale che gli piove addosso a causa del dono che ha ricevuto: la musica, e quella capacità di eccellere con una naturalezza incredibile sui tasti del pianoforte. Nel film a tal proposito è molto bella la battuta di Massimo Urbani che nel presentarlo al pubblico dice: "Luca non fuma, non si droga e non beve. Io proprio non so come cazzo faccia a suonare così bene!!!".
Lui non va alla ricerca degli eventi, ma sono loro che lo colpiscono manco fosse una calamita. E' lui che viene cercato da 2 jazzisti locali per cominciare la carriera in un trio locale; è lui che viene "catturato" dalla ragazza della sua vita ed è sempre lui che viene portato in tourneé europee. Tutto succede quasi per caso, come se fosse destino.
La musica e la ricerca dell'assoluta perfezione in perpetue scale di allenamento lo ossessionano e lentamente lo isolano e fanno incrinare prima, e rompere poi, il suo rapporto con Cinzia (Jasmine Trinca) che si rende conto di non poter avere assieme a Luca quello che vorrebbe: "una vita normale". Comincia così il lento ed inesorabile declino. Luca diventa lentamente pazzo e la cosa terribile è che è perfettamente conscio di questo. In una struggente scena con la sorella (Paola Cortellesi) le chiede in maniera ossessiva: "giurami che non mi farai mai mettere la camicia di forza". Il film prosegue in una lotta continua alla ricerca della insperata guarigione. Luca la sfiora quando va in Africa (bella fotografia) a riassaporare il passato (la sua infanzia e il luogo dove era morta la madre) e finalmente sembra trovare il gusto della felicità perduta, ma è solo un'illusione temporanea. Troppo tardi. Non riesce più a suonare in pubblico e la pazzia dilaga e lui non vuole passare il resto della sua vita con la camicia di forza...
Il cast mi ha appagato in toto. Dopo "Romanzo Criminale" torna nuovamente insieme la coppia Kim Rossi Stuart/Jasmine Trinca e tra gli altri attori si annoverano le ottime interpretazioni di Paola Cortellesi e Michele Placido. Se mi è permesso fare una critica, oltre al montaggio delle scene troppo televisivo, avrei puntato maggiormente sullo sviluppo della complicata personalità del musicista che lo ha portato la pazzia, piuttosto che descriverne i drammatici e prevedibili effetti. Resta comunque un buon film che fa luce su un talento, precocemente scomparso, della recente musica italiana. Consigliato.
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