Maus (Maus, A Survivor's Tale) di Art Spiegelman (U.S.A.) 1973-1991, Edizioni Einaudi  

Scritta in oltre 10 anni di lavoro da Art Spiegelman e pubblicata a cavallo di tre decadi "Maus" è probabilmente la più famosa, se non più importante, graphic novel di tutti i tempi. Accolta fin dalla sua uscita dall'unanime consenso sia di critica che di pubblico è stata tradotta in oltre 20 lingue, ha ricevuto i più importanti riconoscimenti internazionali nell'ambito del mondo fumettistico: dall'Angoulême all'Eisner passando, soprattutto, per il Pulitzer nel 1992.

Attraverso i ricordi del padre, sopravissuto al campo di sterminio Auschwitz, l'autore ricostruisce, con la tecnica del flashback e con una trama narrativa che si dipana tra il presente (gli anni '70) e la ricostruzione soggettiva (ma profondamente documentata) di avvenimenti occorsi tra il '35 ed il '45, il dramma dell'Olocausto. Tutto ciò senza risparmiarsi toccanti riferimenti autobiografici che contribuirono nella scelta di avventurarsi nel terreno insidioso della ricostruzione storica di un avvenimento ancor oggi, ovviamente, discusso: e se il difficile rapporto con il padre, mai uscito completamente dal dramma psicologico vissuto, permea tutto il libro, Spiegelman non nasconde che la vera scintilla sia stata il suicidio della madre, anch'essa una sopravissuta, avvenuto quando lui era ventenne.

Scintilla che accende l'intero motore narrativo di questo romanzo a fumetti: il senso di colpa del sopravissuto, magistralmente riassunto nella frase (seconda parte, secondo capitolo, trentunesima vignetta) "Si. La vita si schiera sempre con la vita, e in fondo le vittime sono colpevolizzate. Ma non sono sopravissuti i MIGLIORI, nè sono morti. E' stato tutto A CASO!"

Disegnata in un bianco e nero ricco di sfumature e particolari, l'opera è divisa in due parti distinte, pubblicate in origine separatamente: "Mio padre sanguina storia" e "E qui cominciarono i miei guai" dedicate rispettivamente ad Anja Spiegelman (la madre dell'autore) e a Richieu Spiegelman (suo fratello maggiore morto in un campo di sterminio). Le due sezioni non presentano tra loro differenze stilistiche o narrative particolari ma furono divise perchè portate a termine a quasi dieci anni di distanza l'una dall'altra.

Oltre ai meriti etici "Maus" fu una vera rivelazione per la scelta, quasi caricaturale, di Spiegelman di rappresentare i protagonisti non con fattezze reali ma con sembianze animali, differenti a seconda delle varie nazionalità ed etnie, umanizzate. Così gli ebrei divennero topi, i tedeschi gatti, i polacchi maiali e così via: inutile dire che l'effetto, voluto, finale fosse un fluttuare tra il pathos drammatico degli avvenimenti narrati e una spinta quasi comica provocata dal vedere "in scena" un artifizio tipico del fumetto di genere umoristico, da Mickey Mouse in poi. Il valore aggiunto è proprio questo: nonostante questa controversa e coraggiosa scelta Spiegelman non da mai l'idea di prendere in giro gli avvenimenti ma cerca solamente di rendere più efficace la condanna contro gli orrori rappresentati da leggi razziali, stermini di massa, pulizia etnica etc. etc. L'operazione riuscì brillantemente e i suoi piccoli topolini riuscirono a smuovere molto più gli animi rispetto ad altre opere considerate più "colte".

A detta dello stesso Spiegelman la scelta degli abbinamenti etnie-animali fu ispirata proprio da fonti tedesche dell'epoca ed in particolare da un articolo apparso su di un giornale di propaganda dove compariva la frase (riportata anche nella graphic novel): "Mickey Mouse è il più miserevole ideale mai esistito? I sentimenti salutari dicono ad ogni giovane indipendente e a ogni persona dignitosa che il parassita sporco e immondo, il peggiore portatore di malattie del regno animale, non può essere il tipo ideale di animale? Basta con la brutalizzazione giudaica della gente! Abbasso Mickey Mouse! Indossate la svastica!". Una volta scelti i topi per gli ebrei scovare l'animale adatto per i tedeschi quindi non fu difficile...

"Maus" è opera commovente ma non melensa ed ha ispirato innumerevoli autori di fumetti in tutto il mondo, in Italia si può citare il numero 83 di Dylan Dog "Doktor Terror", ma lungi dall'essere collocata solo nell'ambito del genere dei comics merita di essere considerata capolavoro letterario a tutto tondo e non è solo chi scrive ad affermare ciò basti leggere l'opinione del grande Eco che riporto qui sotto.

Allontanate i pregiudizi, leggetelo. 

"Maus è una storia splendida. Ti prende e non ti lascia più. Quando due di questi topolini parlano d'amore, ci si commuove, quando soffrono si piange. A poco a poco si entra in questo linguaggio di vecchia famiglia dell'Europa orientale, in questi piccoli discorsi fatti di sofferenze, umorismo, beghe quotidiane, si è presi dal ritmo lento e incantatorio, e quando il libro è finito, si attende il seguito con disperata nostalgia di essere stati esclusi da un universo magico." (U.Eco)

 

C.G. (Girlanachronism)

 

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