Non sempre i singoli nascono per scalare le charts o dallo spunto dato dal fatto del momento, sia esso di festa o di tragedia. Può capitare che l'esigenza sia dovuta dal bisogno di realizzare qualcosa di realmente costruttivo, roba che puoi vedere con gli occhi e toccare con le mani, cosicché non puoi separare quel rotondino di plastica dalle cose che ci stanno dietro.
Nel 1980 i Crass credevano ancor in quell'utopia anarco punk promessa a piene mani da band come i Clash che al grido di "fuck the system!" firmavano contratti miliardari, mentre loro si trovavano a fare i conti con l'immane compito di dover raggranellare le poche migliaia di sterline necessarie per affittare e riadattare un vecchio deposito nell'East End londinese.
L'idea era di mettere su un centro sociale, l'Anarchy Centre, che desse a tutti la possibilità di poter accedere ad una biblioteca di testi alternativi che non avrebbero trovato altrove, di organizzare fanzines e volantini con argomenti vari, dalla vivisezione alla guerra delle Falkland, di assistere ai concerti delle band del movimento, Rubella Ballets, Conflict, Dirt, Flux of Pink Indians, Poison Girls e naturalmente i Crass.
Proprio i Crass e le Poison Girls con un brano per lato, per la propria etichetta autogestita, fecero uscire al prezzo politico di 70 pennies questo singolo che raccattò le 10.000 sterline per dare vita al centro. Si è sempre discusso come i Crass ponessero in primo piano i testi, al punto di considerare la musica come un semplice supporto per diffondere le loro idee. E quali idee? La guerra, la pace, la libertà. Roba di cui discutono proprio tutti: i giornali, la televisione, i politici, i gruppi rock e pure il papa fino allo sfinimento, ma usando sempre gli stessi retorici e sterili paroloni. I Crass invece riescono a colpire al cuore perché sono espressione della partecipazione spontanea che ti rende protagonista, e non spettatore passivo, e che però non ha nulla di premeditato per un secondo fine sia esso il potere, la fama o il denaro. Colpiscono al cuore perché dicono cose vere e non slogan artificialmente precostruiti e slegati dalla realtà di ogni giorno. Quella di chi, come loro, sopravvive con il lavoro di facchino o di imbianchino.
Ma sottovalutare la potenza visionaria dell'espressione musicale dei Crass significa essere di vedute limitate, ossia non aver maturato una propria esperienza per andare invece appresso alle sigle stereotipate e ai soliti critici musicali del cazzo.
I sei minuti e mezzo di "Bloody Revolutions" iniziano con una radio che si sintonizza sulle stazioni di mezzo mondo per poi partire con una tirata ricca di cambi di ritmo che se l'avessero fatta i primi Clash staremmo tutti a bocca aperta. Alla dura voce di Steve Ignorant si alternano quella folksy di Eve Libertine e poi quella spigolosa di Joy de Vivre. Quando subentra l'assolo di chitarra che intona à la Hendrix l'inno della Marsigliese, le due voci femminili concludono con un duetto marziale una canzone immortale che conquisterà anche chi non è solito girare la copertina del disco per leggerne il testo. Però una volta tanto usate anche gli occhi oltre che le orecchie, non può farvi che bene.
Parli tanto della tua rivoluzione,
ma cosa farai quando avrà inizio?
Farai il grand'uomo con la pistola in mano?
Parlerai ancora di libertà quando il sangue inizierà a scorrere?
La libertà non ha nessun valore se il prezzo è la violenza.
Non voglio la tua rivoluzione, voglio pace e anarchia.
Parli di rovesciare lo stato con la forza,
parli di libertà e di potere al popolo,
ma se il popolo non può avere il potere adesso, che differenza vuoi che faccia?
E' solo l'ennesima cosca di fanatici con i riflettori puntati su di me.
E che fare di quelli che non accettano le tue nuove regole?
Quelli che sono in disaccordo con te e non abbandonano le loro convinzioni?
Affermi che hanno torto perché non sono d'accordo con te
e quindi quando verrà la rivoluzione dovrai sbarazzartene.
Continui a dire che la rivoluzione porterà libertà per tutti
ma la libertà non è libertà quando si è con le spalle al muro.
Indottrinerai le masse perché servano il tuo nuovo regime?
E ti limiterai ad esiliare chi ha visioni divergenti?
I dettagli di trasporto possono essere lasciati alle ferrovie britanniche,
dove lo zyklon b ebbe successo, il gas del mare del nord fallirà.
E' sempre la vecchia storia dell'uomo che sopraffa l'uomo:
dobbiamo cercare altre risposte ai nostri problemi.
Vive la revolution! Popoli del mondo unitevi!
Alzatevi, coraggiosi, tocca a voi combattere!
Sembra cosa facile il gioco della rivoluzione
ma quando inizi a giocare le cose non sono come immaginavi.
Le tue teorie intellettuali su come sarebbe dovuto essere
sembra non abbiano tenuto in conto la cruda realtà
perché la realtà di ciò di cui parli comodamente seduto bevendo birra
è dolore e morte e sofferenza, ma ovviamente non te ne importa.
Se c'è riuscito Mao, puoi riuscirci anche tu!
Cos'è la libertà di tutti al confronto della sofferenza di alcuni?
E' proprio questo tipo di autoinganno che ha permesso l'uccisione di milioni di ebrei,
è la tipica falsa logica adottata da tutti gli assetati di potere.
Quindi non pensare di fregarmi con i tuoi trucchetti politici:
destra politica, sinistra politica, non me ne faccio niente della tua politica.
Il governo è il governo e ogni governo è forza:
sinistra o destra, destra o sinistra, è la stessa pantomima.
Oppressione e costrizioni, regolamenti e leggi:
la tua rivoluzione serve solo a ridisegnare i confini di questo potere.
Idealizzi i tuoi martiri, citi Marx e Mao
ma oggi le loro idee di libertà sono solo oppressione.
Tutte le morti causate dalle loro idee non hanno cambiato nulla.
Sono sempre gli stessi giochetti fascisti anche se le regole non sono definite con chiarezza.
Niente è veramente cambiato perché tutti i governi sono uguali:
possono anche chiamarla libertà ma il nome corretto è schiavitù.
Non avete niente da offrire tranne l'ombra degli eroi del passato.
La verità della rivoluzione, fratello, è l'anno zero.
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