Ryuk, un Dio della Morte (altrimenti detto "Shinigami"), si annoia nella sua realtà desertica e opprimente. Per rimediare un pò di svago decide quindi di lasciar cadere nel mondo degli umani il Death Note, un quaderno dai particolari poteri per cui se viene scritto al suo interno il nome di una persona questa muore. Destino vuole che a raccoglierlo sia il geniale e cinico liceale giapponese Light Yagami che, entusiasta del ritrovamento, decide di usare il quaderno per eliminare tutte le persone malvagie dalla faccia della terra diventando così il Dio di un "Nuovo Mondo".
Così comincia Death Note, manga di 12 volumi (più un tredicesimo inedito) ideato dalla sceneggiatrice Tsugumi Ohba e disegnato dal maestro Takeshi Obata, che ormai, è diventato un cult da cui sono stati anche tratti una serie animata di 37 episodi e 3 film live action. La trama fin dall'inizio appare originale, anzi, io credo di non osare troppo col definirla geniale. Proseguendo poi con la lettura del manga ci si renderà conto che tale aggettivo dovrà essere usato moltre altre volte.
Passiamo adesso alla seconda parte della trama.
I criminali la cui esistenza è stata resa pubblica cominciano a morire uno dopo l'altro di arresto cardiaco.
Nessuno, nè la polizia nè i mass media riescono a dare una spiegazione allo strano fenomeno ma su internet corre voce che tutto ciò sia opera di un nuovo messia, un santo giustiziere che ha preso in mano le redini del mondo, soprannominato Kira (traslitterazione giapponese della parola "killer").
L'Interpol brancola nel buio e chiede l'aiuto di L, un misterioso detective che nessuno ha mai visto di presenza ma che pare avere capacità di molto superiori alla norma.
Da qui in poi diventa una sfida, un'emozionante partita a scacchi tra due individui con un'intelligenza fuori dal comune, ognuno dei quali intento a svelare l'identità dell'altro. Da una parte c'è L, dall'altra Light/Kira.
"Il quaderno che questo Dio della Morte ha smarrito nel mondo degli umani darà vita a un glorioso duello tra due uomini scelti dal destino." Come scritto nel primo capitolo.
E il lettore da che parte sta? Crede che Kira sia una seria minaccia per l'umanità o che sia un Salvatore?
Qui di conseguenza non esistono protagonisti o antagonisti, eroi o antieroi. Il tutto è soggettivo. Ci si accorgerà però che Light verrà soggiogato dal potere omicida del quaderno, un potere più grande di lui, arrivando ad uccidere chiunque gli sbarri la strada, criminali o no. Diventando così realmente malvagio ma sempre e comunque con l'intento fisso di salvare l'umanità dal degrado (o con quello di essere venerato come Dio?).
Quello che lascia veramente a bocca aperta in questo manga sono i trucchi, gli ideatissimi stratagemmi che L e Light mettono in pratica per smascherarsi vicendevolmente. Trucchi talmente assurdi (da strappare un sorriso, come nel caso del nascondiglio del Death Note pensato da Light) da essere la caratteristica principale del manga insieme a personaggi così particolari ed interessanti (in Giappone L è considerato il miglior personaggio mai apparso in un manga).
La parte grafica è all'altezza, se non superiore alla sceneggiatura. Il disegno è pulito, ben definito e morbido. Ogni dettaglio, sia negli oggetti che nelle espressioni è reso al meglio senza la minima sbavatura.
Interessanti sono i cambi di espressione in Light. In pubblico ragazzo sveglio e gentile, da solo lo spietato e subdolo Kira. Lo stesso Obata dirà che questi cambi di personalità sono stati tra le cose più difficili da realizzare.
Un difetto. La mancanza di una sufficiente introspezione psicologica dei personaggi che, oltre ad aver reso il carattere dell'opera più interessante, avrebbe anche spezzato l'eccessiva tensione che permea il tutto. Per questo, un voto in meno.
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