Eh già i Pooh.
Perfetto e immancabile punto di incontro per ogni pacificazioe di praticamente ogni controversia tra noise-core fans e NWOBHM supporters, tra seguaci del mainstream di qualità (Portishead) e irriducibili alternative undeground sussiegosi superesperti di Muziqa-Muziqa, eterno banco di prova di quanto ci si possa trovar d'accordo su nothing but one thing: I Pooh sono la versione più deteriore del "mainstream", del fatto che è facile riempire arene e stadi, che non risiede lì la qualità (anzi è la prova della mancanza di qualità) e già che ci siamo che "pop will it itself" e tutto il resto (non menzioniamolo per ragioni di buone maniere). E poi, domineddio, sono anche italiani! Con buona pace del motto "listen without prejudice" o del più recente "io sono open-mind". Se si pensa di essere veramente aperti mentalmente allora si provi a liberarsi dalle scorie ideologiche (nessun obbligo di ascolto ecchhediamine) e si riparta da questo punto. I Pooh sono l'anello di congiunzione tra il pop albionico dei Beatles e le melodie neo-romantiche di Lucio Battisti, ascoltare per credere. I primi cinque albums erano improntati ad un progetto che navigava lungo le spopnde del progressive-rock, che ruotava attorno a un'idea dell'amore realistica e non idealizzata, che stilisticamente si attestava su un'idea operistica della musica leggera, fusione rock-classica, sintetizzatori moog (e quanti oggi li sanno ancora suonare così?) e concept albums compresi. Dopo "Opera Prima", "Alessamdra", "Parsifal", "Forse Ancora Poesia" e mettiamoci anche "Un Pò del Nostro Tempo Migliore" (questi ultimi due i più sinfonici e strumentali), i quattro D'Orazio, Faccinetti, Canzian e Battaglia vennero paragonati a Genesis e Pink Floyd. Paragoni "ingombranti"e respinti, ma lo stesso discorso sarebbe valso anche se i confronti fossero stati "limitati" alla PFM (che però con le voci di Roby e Co sarebbero il più bel gruppo progressive della storia) ai Garybaldi o alle Orme: impossibile fare un discorso "di genere" perchè quel genere i Pooh lo abbandonarono, per darsi a opere nprima di rock-seventees poi di maggiore fattura "pop", buona? cattiva? un pò e un pò, come accade quando si mette assieme una produzione sterminata. Pop commerciale yeah... i Rolling Stones e gli U2 fanno dischi solo per la patria? non risulta (visti i risultati).
Il PoohBook del 1995, artwork insolitamente sobrio e raffinato, racchiude in quattro CDs la summa della carriera dei quattro (compreso cambio di line-up) dagli esordi con quella "Vieni Fuori" cover di "Keep On Running", ai primi acerbi beat italiani come "Quello che non hai" (cover di "Rag Doll"), il lento d'atmosfera (come si soleva dire) come "In Silenzio" e "Mary Ann", song da diario segreto delle scuole medie. Con "Brennero 66" cambia il registro (qui la versione è cantata da Riccardo Fogli), una difficile ballad acustica ed epica/tragica sul quasi mai toccato tema del terrorismo in Alto Adige. Ma di temi (parliamo del desueto termine di "contenuti") raramente rappresentati da una prospettiva inedita, questa canzone non è un esempio isolato. Nel secondo disco si sente l'avvenuta maturazione, con "Noi due nel mondo e nell'anima", veste musicale degna della migliore tradizione neo-melodica - così è se vi pare - (voci synth, giro armonico) e tema dell'amore noto come amore che finisce e fine dell'amore, "Io e Te per Altri Giorni", storia di un duplice tradimento per amore (ossimoro? si direbbe di no) ma come non scordare quella conclusine "nei tuoi occhi ritorna la tua giusta età... questa è la cosa più importante, vieni voglio uscire dalla gente" e non rimanerne affascinati? Immancabili "Tanta Voglia di Lei" e "Pensiero" (la prima, stra-subissata dai satiri di comodo, racconta di un tradiumento e pentimento successivo, la seconda è e resta per quanto stra-famosa una delle loro canzoni più enigmatiche), e poi tra "Infiniti Noi" e la pregiatissima "Eleonora Mia Madre" si fanno strada gli arpeggi di "E Vorrei". Nulla da dire: ascoltatela, se non piace ok, ma se smuove delle emozioni questa è la prova che ci troviamo di fronte a dei "numeri uno" della Musica Italiana. Il terzo disco si colloca sugli stessi standard (eccelsi) del secondo: si apre con la luminosa "Linda" (simile al tema di "Tanta Voglia di Lei"), per continuare con la meravigliosa "Pierre", e quindi per toccare uno dei vertici indiscutibili della discografia con "La Gabbia", suite costruita su una partitura armonica e melodica a base di "Tubular Bells" suonate con competenza da Stefano d'Orazio. Seguono gli episodi da "Rotolando Respirando" (i singoli "Dammi Solo Un minuto", "In Diretta nel Vento"), per continuare con il meno convincente "Boomerang" ("Cercami" su tutte, altro modo un pò atipico di affrontare l'amore "ma è nascopsto agli sguardi, questo amore perfetto..."), per finire con gli estratti da "Viva" ("Io sono vivo", basso pulsante lontanissimamente wave), "Hurricane" (cioè la title track di "Rotolando Respirando" tradotta in inglese) e una "Canterò per te" senza infamia senza lode. Purtroppo il CD 4 è da dimenticare per le prime sei tracce, ma "Lettera da Berlino Est" (un pezzo quasi hard riock, in cui ricompare il basso pulsante stile new-wave) risolleva le sorti di un disco altrimenti destinato al quasi-naufragio, "Stella del Sud" e "Io Vicino Io Lontano" fanno il resto. Diciamo che se il terzo CD è il meno risucito, quello conclusivo è decisamente più convincente (si attesta al terzo posto?): si comincia benissimo con "Giorni Infiniti" (potente, epica, con cambi di tempo imprevisti, poetica, synth finalmente riutilizzati come si deve), la maestosa "Goodbye", la movimentata "Venti", la potenza melodica di "Per Te Domani" (tentativo di emulare "Gionin Infiniti"? copmunque piacevole) la toccante (e splendidamente malinconica "La Ragazza con gli occhi di sole"), fino ad un altro dei vertici lirici della raccolta: "Concerto per un'Oasi", niente voci, solo un crescendo strumentale (segno che anche per i Pooh il passato in parte non passa), fino alla inevitabile enclosure con "Uomini Soli", che negli anni è divenuta "la" canzone-manifesto dei Pooh.
Ci fermiano al 1990, nessuno avrebbe immaginato che oggi, nel 2009 i pooh non solo avrebbero acquistato in credibilità (vedi "Beat ReGeneration") non solo che il loro pubblico sia trans-generazionale (ma se si guarda YouTube si vedrà che l'età media dei fans è molto bassa) si può anche sorvolare sul fatto che i quattro di Treviso Bergamo Roma Bologna stanno per strappare agli Stones lo scettro di "band più longeva della storia del rock"... si può sorvolare? fossero stati gli Stones non credo, ma spero che (almeno per ragioni di questo tipo, un gruppo che non è mai scaduto nel revival di se stesso, ma che riesce ancora a fare il "sold out" e meritatamente) los anglos-americanos comincino ad accorgersene... sarebbe ora (fans e non almeno su questo potrebbero: e sottolineo potrebbero, convenire).
A-Men
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