Habemus Killswitch!

Finalmente dopo quasi tre anni di attesa, e appena dopo la loro ultima calata italica [che mi sono perso per mancanza di fondi, il Rock In Idro m'è costato],  i capitani del metalcore si riaffacciano tra di noi con un disco tutto nuovo.

La scena mainstream di genere li aspettava al varco, specialmente dopo la splendida conferma dei Lamb Of God [che hanno cagato fuori una COMPILATION DI LEGNATE SUL MUSO DA MANUALE], la figura di merda era dietro l'angolo, ma i nostri si spostano di scatto e ci lasciano di stucco.

Devo ammetterlo, dopo un primo sbadato ascolto del disco stavo già bestemmiando in ventisette lingue diverse, benchè ne conosca a malapena 3 [una è il mio dialetto], ci sono rimasto veramente male, mi sono chiesto... Ma questi sono i Killswitch?
Mi sono detto, ma dove sono i pezzi spaccaossa alla "Breathe Life", "Rose Of Sharyn", "My Last Serenade"?? Poi l'ho chiesto alla sedia e non m'ha risposto, allora sconsolato ho rischiacciato play, non mi sono rassegnato alla delusione che mi ha assalito al momento.

Ascolto dopo ascolto invece mi sono accorto di una cosa, CAZZO SONO SEMPRE LORO!
Sono solo cambiati, i fans puristi della prima ora vomiteranno alla terza nota, chi ha insultato "As Daylight Dies" avrà altro materiale su cui bestemmiare, a me invece questo disco piace veramente un casino.
Ci ho messo un po' a capirlo, l'avrò ascoltato sei o sette volte prima di cominciare ad assimilarlo, prima di capire le finezze di Adam e company, la cosa che mi fa più piacere è che il disco cresce di ascolto in ascolto, se prima ero perplesso, ora me ne sto innamorando.

Un riffing che è semplicemente maturato, quelli che inizialmente mi sembravano tecnicismi estemporanei ora mi appaiono come finezze che da loro non ti aspetti [non che siano mai stati delle seghine tecnicamente eh, ma il groove è sempre stato il loro obbiettivo], il suono si sgancia da quelli che erano i clichè che loro stessi praticamente hanno codificato, la band che ha "inventato" il metalcore MODERNO[specifichiamo, altrimenti qua mi piovono insulti], ha sorpreso tutti, ha imboccato la corsia preferenziale e ha iniziato a sorpassare.

Le doti vocali del buon Howard qui la fanno da padrone, il suo talento nel growl e nello screaming non è svanito, tutt'altro, è solo meno fine a se stesso, anzi è al servizio di una voce potente e in forma forse come non mai.
Qui è la melodia a comandare, ma non una finocchiata come tante altre, qui c'è classe, e c'è pure tanto margine crescita, hanno imboccato una strada che gli apre delle possibilità che prima si precludevano da soli.
Justin pesta come non mai, Adam si conferma un piccolo genio, Joel è in forma e si sente, poi vabbè, trovatemelo voi un altro bassista come Mike D'Antonio nel metalcore.

Una nota leggermente negativa del disco purtroppo, è la produzione, chi era abituato alla chirurgica manina di Adam sul mixer nei precedenti lavori dovrà rassegnarsi a un suono un pò più impastato, forse non è un male se sono un pò meno overproduced, però la violenza ne risente, ne guadanga invece l'atmosfera.

In sostanza, se vi aspettate un disco alla "The End Of Heartache" lasciate perdere, vi incazzerete soltanto, loro sono cresciuti, fatelo anche voi.

In culo a tutti sti frocetti deathcore con la maglia dei Cannibal Corpse e il ciuffo da emo, che George Fisher entri in camera vostra di notte a sodomizzarvi.

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