Ray Davies è uno dei più grandi menestrelli che il rock'n'roll possa vantare, dedito a una scrittura rock-blues nei suoi primi anni di carriera per poi trasformarsi in eccelso storyteller attraverso i suoi concept album, dove la classica formula basso-batteria-chitarra viene man mano arricchita da una seconda chitarra (stavolta acustica), una sezione di fiati e di tanto in tanto dall'uso del piano. Analizzando la figura del musicista ci troviamo di fronte a un'apparente contraddizione: da un lato il forte conservatorismo che caratterizza il cuore delle sue opere, dall'altro il progressivismo che le stesse opere portano con se, siano uno dei primi (se non il primo in assoluto) riff hard rock della storia con la celeberrima "You Really Got Me" o l'innovazione portata con la creazione del primo concept album in concomitanza col trionfale "Tommy" degli Who.

I concept dei Kinks sono fortemente ancorati alla realtà, spesso incentrati sulla vecchia società e sui tempi ormai andati. Con la brillantezza che caratterizzava i precedenti "Kinks Are The Village Green Preservation Society" e "Arthur" il leader della band inglese idèa nel 1970 un disco incentrato sulla triste realtà dello show business, con cui i nostri (già sulle scene da sette anni) avevano già avuto modo di confrontarsi.

Il disco è incentrato sulla figura di un ragazzo, che va via di casa per cercare fortuna nel mondo della musica: presto scopre che la strada è impervia e ricca di insidie, i discografici lo scritturano per poi gettarlo nelle mani di famelici manager pur non credendo nelle sue potenzialità solo per saggiare le possibilità di riuscita della sua musica, salvo poi dichiararsi amici e scopritori di talenti al momento del successo. C'è un grande giro di denaro dietro la sua musica, che frutta profitti perfino a chi non conosce le sue melodie, anzi chi gode meno del suo successo è proprio il musicista stesso. "Powerman" è la figura emblematica di questo mondo, il discografico, un uomo senza scrupoli ne principi  disposto a tutto pur di raggiungere il dio denaro. Ma il successo così come lo sviluppo della civiltà non coincidono con la felicità, l'uomo non si accorge di non essere diverso dagli animali che vivono in gabbia, chiuso nella sua ottusità e nel suo progresso, e il protagonista si libera di tutto ciò che lo sta soffocando per abbracciare nuovamente la sua libertà.

Trainata dal singolo "Lola" (che racconta di un incontro con un travestito, e riproposta in alternate version strumentale nel successivo "Percy") l'opera alterna dolci ballate ("Get Back In Line", "Denmark Street", "A Long Way From Home") ad episodi quasi hard rock come "Top Of The Pops", "Rats" e "Powerman", e propone una canzone che sembra tratta dalle sessions di "Arthur", quella "This Time Tomorrow" che sembra fare l'eco a "Young And Innocent Days". Tra gli episodi non citati sono da segnalare "The Contenders" che apre le danze con un soffice arpeggio per poi sfociare in un velocissimo rock'n'roll, "Strangers" scritta stavolta da Dave Davies, la cabarettistica "The Moneygoround", la divertente "Apeman" e la conclusiva "Got To Be Free", che riprende il motivo acustico di inizio album, dandogli in tal modo un senso ciclico e di compiutezza.

Leggermente inferiore al predecessore "Arthur", "Lola Versus Powerman And The Moneygoround Part One" risulta essere un'altra gemma nella discografia dei Kinks, che diventa ancora più preziosa se ascoltata dando uno sguardo alle lyrics e, assieme al successivo "Muswell Hillbilies", sarà il punto più alto raggiunto dalla band di Londra nei 70's.

Buon ascolto.

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