I Moomin sono i protagonisti di una serie di romanzi e libri illustrati famosissimi in Scandinavia e nel Nord Europa, ma molto meno nell'Europa meridionale: sono degli spiriti silvestri bianchi, gentili e dalla forma semplice e pasciuta. Nella loro valle esiste una strana essere d'aspetto fantasmatico che trasforma in ghiaccio qualunque cosa tocchi con le mani o calpesti coi piedi: questa sua midiaca maledizione la tiene suo malgrado lontano da tutti gli altri moomin, nonostante lei desideri il loro affetto. Questa figura mesta, fredda, profondamente melancolica si chiama Mårran (la "å" si pronuncia "ó") ed è la fonte d'ispirazione che ha avuto Hitomi per fondare la quarta tappa del suo percorso artistico, il gruppo visual kei giapponese Moran.

Hitomi è un personaggio emblematico che unisce ad una voce opaca e polverosa, ma dall'ampissima estensione vocale, una profonda capacità espressiva ed interpretativa. Già nelle esperienze precedenti aveva dimostrato una potente vena poetica con testi di nera e perversa bellezza fusi con melodie complesse e strutturate: nei Fatima ha raggiunto vertici di assoluto lirismo come in Tsumugi ito ("Filo di seta") uniti a momenti di una certa follia tipo in Drea Mers. Scioltisi i Fatima nel 2005, Hitomi (anche noto come Sanaka e Kanoma) ed il suo fido batterista Towa (che ora si fa chiamare Soan) decidono di riprovarci tre anni più tardi reclutando il chitarrista Velo ed il bassista Zill per formare i Moran. I quattro partono col botto: già il primo singolo Element è eccezionale, non il colpo di fortuna del principiante, ma un disco con brani di una maturità e densità notevolissimi, e anche le tre successive uscite dimostrano che siamo di fronte ad una band assolutamente di primo piano che unisce l'indie più raffinato con derive dance rock godibili ed originali. Dopo i primi quattro singoli, i Moran pubblicano nel 2009 due album: uno per il mercato giapponese di inediti intitolato Heroine, ed uno per quello europeo che è la raccolta dei quattro singoli, ognuno con tre brani, che vanno a formare la compilation Replay.

I quattro singoli erano costruiti in modo che su ognuno vi fosse una ballata mesta (la title track), un brano power pop ed uno hard rock, cosicché alla fine si ottengono in Replay quattro rappresentanti per ogni categoria. Il disco è eccellente: le 12 canzoni compongono un affresco insieme omogeneo ed eterogeneo del loro stile; poiché l'espressione "visual kei" identifica sempre l'attitudine e non il genere, nonostante la maggior parte delle band si dedichi al metal non è detto che lo facciano tutte: qui ci troviamo di fronte ad un alternative tendente al dark, ma non oscuro e nero, bensì paradossalmente luminoso e bianco. È cioè presente nei testi, scritti da un io che sembra sempre Mårran, la carica drammatica e nichilista di un Pornography dei Cure, però sciolta come zucchero nell'acqua in una musica lieve e trasognata. L'effetto a contrasto è percepibile anche nella sola musica, pur senza capire le parole: la melancolia è palpabile, eppure è alleggerita dalla suddivisione simbolica delle parti della canzone, in cui c'è sempre un momento in cui si avverte la necessità di uscire dallo spleen per approdare ad uno stato migliore o, semplicemente, più consapevole, e quel momento è il bridge fra strofe e ritornello. Pur firmando solo i testi e mai le musiche, è evidente che l'influenza di Hitomi nelle sue band è potente anche sul piano melodico dato che è riconoscibile, fra i Fatima ed i Moran, un fil rouge legato al passaggio fra le parti della canzone inteso come il momento della presa di coscienza, dell'epifania, dell'alba che separa le tenebre della notte dalla luce dissipatrice del giorno. Questo, come si legge nei testi, vuol dire che il ritornello libera dall'autocommiserazione espressa nella strofe e che, tramite il bridge, si arriva ad una sorta di sguardo globale, a quel senso di visione dall'alto e contestualizzante sugli eventi tristi che di solito si raggiunge solo dopo molto tempo che questi successi e di cui parla anche Souseki Natsume in Guanciale d'erba. Un modo di vedere più freddo e logico rispetto alla calda concitazione del momento. Ovviamente non tutte le canzoni si pongono obiettivi così alti: nella produzione dei Moran ci sono anche brani fenomenali e di puro intrattenimento, come le straordinarie e godibilissime Party Monster o Sea of Fingers, nonché momenti più rock, come in Hameln o LOSERS'THEATER, ma la carica d'introspezione che pervade brani straordinari come Element e Kimi no ita gosenfu ("Era il tuo pentagramma") rende questa band sempre riconoscibile e dagli eccezionali, commoventi esiti artistici.

Un ultimo aspetto che caratterizza i Moran e che in Replay è perfettamente espresso è la loro infinita eleganza: ogni brano dei Moran è pervaso da una forte freddezza, anche quelli più leggeri sembrano sempre interpretati con un certo mood invernale e composto. A questa dignità si aggiunge poi una scelta visiva, negli artwork e negli abiti di scena, improntata alla raffinatezza più assoluta senza alcun timore di sfociare nel radical chic: anche qui l'impronta personale di Hitomi è evidente dato il carattere continuativo dei look adottati nelle sue quattro band (di cui le prime due, Alicia e Le'cheri, sono state piccole esperienze poco produttive) ed improntato ad abiti basilarmente sobri, di gusto nobile e sartoriale, e poi resi barocchi quando non addirittura flamboyant da dettagli fantastici o fiabeschi come enormi velette, fiori, rami, pizzi, nastri, vaporose stratificazioni di tessuti leggeri, jabot ed ogni sorta di indumento, rigorosamente bianco o sui toni spenti e pallidi, che renda la loro immagine nebbiosa, vaga, legata più ad una sorta di ricordo del passato che ad una effettiva dimensione attuale. Forse è proprio questo mondo gelido ed immaginato/immaginario il palcoscenico in cui si svolge la poetica dei Moran: dopo l'addio del chitarrista Velo e la morte improvvisa del bassista Zill, i Moran superstiti hanno trovato un nuovo bassista, Sizna, e sono riusciti a rimettere insieme un nucleo che porti avanti le immagini nevose e glaciali evocate dai testi di Hitomi.

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