Quando ancora i Manilla Road erano in uno stadio embrionale e band come Warlord e Omen dovevano ancora vedere la luce, prima di tutto ciò, in Svezia uscì un disco intitolato "Full speed at high level", datato 1978 e composto dagli Heavy Load, band formata da Ragne Wahlquist (voce e chitarra), Styrbjörn Wahlquist (batteria) e Dan Molén alle quattro corde. Questo album, il primo in studio per la band, venne fin da subito accantonato dalla critica e riuscì a farsi soltanto una ristrettissima schiera di fans: troppo scarno, potente e di "nicchia" per potersi imporre in un mercato globale dove dominavano gruppi più rinomati come Black Sabbath, Deep Purple, Uriah Heep e Led Zeppelin. Eppure nonostante quest'album sia rimasto accantonato dalla storia musicale, oggi è diventato una reliquia per quei pochi che lo possiedono e da molti considerato come ciò che diede inizio a quello che oggi noi chiamiamo "epic metal": quel genere fatto di lyrics e ritmi cupi dove non c'è spazio per la melodia fine a se stessa del power e band come Manilla Road e Omen (insieme ad altre) hanno codificato e ampliato questo concetto.

Eppure ascoltando quest'album ho subito pensato all'epic metal: con queste note è nato, anche se è comunque difficile accertarsi della nascita di un genere da un singolo disco. L'atmosfera che si respira fin dalle prime battute del lavoro è una commistione tra l'hard rock più classico e l'heavy metal embrionale che di lì a poco sarebbe totalmente esploso con gli Iron Maiden. Se infatti la titletrack, posta all'origine di tutto rappresenta un grande esempio di hard rock puro in cui emerge la voce sgraziata di Ragne Wahlquist, la seconda traccia, "Midnight crawler" è uno dei pilastri su cui poggia l'epic metal: una batteria prorompente in primo piano, riff che si rincorrono oscuri e trascinanti, il cantato ruvido. L'unione di tutti questi fattori genera una canzone di un pathos incredibile, che si respira a pieni polmoni. Stesso discorso vale per la splendida "Moonlight spell" con un iniziale riff assassino e uno svolgersi degno della "hit".

Full speed at high level si presenta come un lavoro che riesce sapientemente a miscelare l'aggressività grezza della band e il tentativo rockeggiante di non dar vita ad un album troppo "duro". Questi elementi di combinazione sono rintracciabili nella splendida "Storm": all'interno dei suoi undici minuti si alternano riff assassini e seventies a riflessivi momenti di pausa in cui la chitarra di Ragne Wahlquist diventa assoluta protagonista. Da quì in poi scende la qualità assoluta dell'album, sebbene pezzi come "Rock'n'roll freak" e "In two minds" sono comunque apprezabili. Discorso a parte va fatto per "Caroline" dal sapore dolce, che riporta alla mente quel modo di fare musica tipico degli anni settanta, quando la passione e la volontà di stupire era percipibile fin da subito in ogni singola traccia.

Quest'album, reliquia per pochi e nullità per molti, è un disco di un'importanza storica impressionante: l'epic metal è nato da quì, da questi tre svedesi che hanno saputo elaborare una proposta assolutamente originale a partire dal 1978 e ancor prima dalla loro nascita come gruppo stabile. Un album che mantiene un livello compositivo altissimo per tutta la sua durata e che si completa grazie ad industriali quantità di pathos. Per gli amanti del genere una tappa obbligata allo stesso modo di Lourdes per i cristiani.

1. "Full Speed At High Level" (4:16)
2. "Midnight Crawler" (3:57)
3. "Moonlight Spell" (4:39)
4. "Storm" (11:32)
5. "In Two Minds" (5:45)
6. "Rock 'n' Roll Freak" (5:24)
7. "Caroline" (8:22)
8. "Son Of The Northern Light" (5:01)

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