Il silenzio può riempirsi d'impressioni, colmarsi come un bicchiere di nebbia congelata, fino ad incrinarlo appena un sibilo incontra la resistenza del cristallo, riducendolo in dieci piccole particelle di rumore. Trentmøller è l'alchimista, prende le particelle e le lavora su solchi sintetici spettrali.

Le pulsazioni minimali di "The Mash And The Fury" tendono all'apertura, le pulsazioni incalzano, su archi travestiti da bit al silicio, synth umidicci colmano i vuoti, non c'è spazio per nient'altro che il suono, poi si asciuga tutto, scariche elettriche, il beat si fa industriale, fino al finale con archielettrici in uscita. "Sycamore Feeling" è uno spettrale "folk" con un beat pulsante sotto le ali fatate  di un synth che tesse una melodia a singole note a lanciare la voce vellutata di Marie Fisker, le chitarre contrappuntano il cammino, un misto di accordi elettrici aperti e accompagnamento acustico. Macchine sopite da secoli si rianimano in singulti di synth su "Past The Beginning Of The End", la chitarra acustica arriva da lontano, sotto una percussione senza sosta, legnosintetico, e infine l'apertura con un rullante elettrogeno, senza mai davvero esplodere, i suoni sono bestie sopite in attesa di qualcosa, uno sprazzo di carillon sotto i singhiozzi meccanici, poi un coro, sirene spettrali dalla Danimarca, che portano ad un finale dalla trama melodica spooky e finalmente il beat si apre. Memore di remix depechemodiani troviamo "Shades Of Marble", il ritmo è dance sommessa che tenta di uscire e che introduce suoni di plastica, e di nuovo le schitarrate elettrogene fanno capolino. Il gene della tamarritudo spunta nella pulpdrumandbass di "Silver Surfer Ghost Rider Go", chitarre tex-cyborg-mex pulpeggianti su un ritmo misirlouiano, con synth bass distorti e immancabili clapclapclap. 

La notte è un colore viola sui miei tappeti elettrici. 

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