1975. "Anidride Solforosa". Dalla copertina pare che le idee di Dalla-Roversi si stiano facendo addirittura più confuse, più fumose, in contrasto coi propositi di rinnovamento contenutistico e lessicale del duo bolognese. Fortunatamente non è così. L' album è decisamente più omogeneo, più immediato del precedente "Il Giorno Aveva Cinque Teste", e per questo più accessibile e diretto.

La title-track, eccentricamente interpretata da un Dalla che fa il verso alla vecchia noblesse romagnola, mette in chiaro quanto non fosse stato compreso già con il precedente lp: l'Anidride Solforosa, sostitutivo nocivo dell'aria da respirare, è premessa e conclusione dell'annebbiamento fisico e metaforico dell'individuo odierno, la nube tossica che fa realmente "vedere a malapena" le metropoli, ma che al contempo annebbia, su un piano metaforico, il punto di vista "ingenuo" secondo il quale l'amore è un sentimento naturale; adesso, gli "elaboratori" soppianteranno l' oggettistica tradizionale congiuntamente a quella dei sentimenti: "sapremo quante volte fare l'amore e quante volte i fiumi in Italia traboccano". Inquietante.

Il processo di involuzione umana passa attraverso le storie individuali degli emarginati, delle zingarelle di strada dimenticate tra i bidoni dell'immondizia (Carmen Colon), degli amici d'infanzia ormai irriconoscibili (Non Era Più Lui), degli amori che non parlano più la lingua della giovinezza (Tu Parlavi Una Lingua Meravigliosa); in mezzo, favole allegoriche (Merlino E L'Ombra), episodi storici (Un Mazzo Di Fiori), rivisitazioni personali del Mito (Ulisse Coperto Di Sale).
C'è poi un capolavoro, musicalmente e verbalmente parlando, quel mosaico machiavellico che è Le Parole Incrociate posto alla fine dell'album: gioco enigmistico che concatena risposte a definizioni storiche, è uno spaccato di passato e presente attraverso cui Roversi denuncia la perpetuazione dell'abuso di prerogative dell'individuo bellico, con mancata indicazione della soluzione definitiva del rebus.

In tutto questo calderone Dalla sembra adesso più calato nella parte che interpreta, più genuino, e nonostante tutto sempre efficace nella qualità delle proprie interpretazioni, a proposito delle quali spiccano la climax di Tu Parlavi Una Lingua Meravigliosa, l'ambient di Un Mazzo Di Fiori, il martellante incedere della già citata ultima traccia dell'lp, tutte le ballate.

Lavoro più lineare, gradevole, orecchiabile. Ma non c'è il tempo di fiatare perchè stanno per mettersi in moto le "Automobili"...

(continua...)

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