Clamoroso! Incredibile! In ITALIA tra il 1979 e il 1981 c’era una band di alieni bolognesi chiamata Gaznevada capace di creare musica talmente inaudita per il popolo di pizzaland che ancora oggi si stenta a credere fossero veramente italiani. Questi geniali tizi adottavano improbabili nomi di battaglia (Bat Matic, Andy Nevada, Chainsaw Sally, E-Robert Squibb e Billy Blade) ed erano autori di un sound che attingeva della wave americana più “new” (ossia Residents, Devo, Talking Heads, Contortions, Tuxedomoon, Suicide ma anche Cramps) ma proposto con grande personalità in uno stile che si potrebbe definire surreale/fumettistico (come suggeriva anche il sottotitolo in copertina “The invincible guardians of world’s freedom” ) con testi cantati in Inglese e/o Italiano.

L’imprescindibile primo mirabolante album “Sick Soundtrack” del 1980 e stato recentemente ristampato in versione deluxe comprendente oltre che l’eccellente miniLP dell’anno successivo “Dressed To Kill”, anche l’ottimo singolo “Nevadagaz” (fantaincubo da guerra fredda), con tanto di b-side, e due rarità. Inutile dire che è una vera e propria manna dal cielo visto che tutto queste chicche sono state fuori catalogo ed introvabili per almeno due decenni.

In questo modo possiamo restare a bocca aperta ascoltando il punkabilly-futuristico-schizzato di “Walkytakin’” di “Now I Want To Kill You” e di “Antistatico Shock” (lo shock come risvegliatore di coscienze), l’imitazione dei Talking Heads con finale a sorpresa di “Oil Tubes”, il funk sci-fi di “Pordenone Ufo Attack”, il punk-funk delirante di “Going Underground” dove convivono basso danzante, batteria(?) metallica e un sax carnevalesco. Spassosa poi la sigletta a 78 giri con vocine da cartone animato di “A.Perkins” e notevole la rivisitazione in chiave notturna di “When The Music Is Over” dei Doors.

Si favoleggia che i nostri fossero grandi anche in versione live, ma io che a quei tempi non avevo ancora perso i denti da latte posso solo guardare le foto d’epoca e immaginarmeli, magari davanti agli oltre 5.000 curiosi accorsi incredibilmente a vedere il minifestival “Bologna Rock” nel '79 o due anni più tardi vestiti da geisha a dividere il palco con Bauhaus, DNA e Chrome e prendersi i complimenti di questi ultimi. Peccato averli persi quasi subito, c’era bisogno di loro e della loro voglia di stupire qui nello stivale, e invece dopo qualche litigio e l’abbandono del cantante Andy avvenne il patatrac: albumpopdance/festivalbar/domenicainpippobaudo/sanremorock e alla fine persero i fan della prima ora senza neanche sfondare in classifica. Peccato davvero, ma non tutto è andato perduto, ci resta questo disco che, anche grazie ai recenti revival, sembra attuale, e che rappresenta forse il vertice della new wave italiana, forse il miglior disco degli anni '80 italici e forse il miglior made in Italy di sempre.

Carico i commenti... con calma