Gli Apocalyptica sono violoncellisti finlandesi di formazione classica (provenienti dall'Accademia Sibelius), noti per avere eseguito brani heavy-metal (principalmente dei Metallica, ma non solo) con strumenti classici. Un'idea bellissima, sviluppata ad accordature più basse dell'inferno, con le parti vocali affidate ad un violino, ed un'atmosfera tenebrosa come nessuna band con "strumentazione rock" è mai riuscita a ricreare. E, particolare degno di nota, senza far sentire l'esigenza di un batterista (che i nostri sfruttano solo dal vivo, oltre che in dischi come "Apocalyptica" e "Reflections"). I nostri non si "limitano" a coverizzare anche questa volta brani di Hetfield e Co. (relegati, non a caso, alla fine del disco: una devastante "Fight Fire With Fire" e "Until it Sleeps"), ma vogliono proporre altro, delle PROPRIE composizioni, confermando la loro attitudine di grandi musicisti, dotati di tecnica sublime, aggressività e capacità di proporre arrangiamenti perfetti. Tuttavia, il risultato non si discosta apparentemente dai precedenti CD, risultando a tratti un po' "pesante".

Potremmo pensare ad una naturale evoluzione della musica classica, a dimostrazione di come esista, effettivamente, una linea di continuità tra il repertorio metal ed la musica classica. Al tempo stesso, si tratta di un lavoro indubbiamente sperimentale, che mentre conferma quanto già consolidato in precedenza, dimostra la classe degli Apocalyptica. La novità introdotta dal proporre buona parte di "Master of Puppets" in versione oserei dire "Wagneriana" (all'epoca mi fece gridare al miracolo) sembra qui essere naturalmente proseguita: permane il piacere di fare ascoltare brani sostanzialmente classico-gotici, profondamente oscuri, sofferti, anche al "purista" musicale più accanito. E non dimentichiamo che 10 brani su 13 sono composizioni originali!

Probabilmente, l'unico modo per apprezzare "Fight Fire With Fire" senza amare il metal, e, con la scusa, gustare qualcosa di inedito. Nessuno, credo, non potrà fare a meno di ammirare l'evocativa "Romance", la struggente "Path", la pesantissima "Coma" (fortunatamente, non è la cover dei Guns'n roses!) senza dimenticare "Hope", lo speed-metal (!) di "Hyperventilation", i sopracitati classici dei Metallica, e la spettacolare "Hall of the Mountain King", che mette in bella mostra la scuola frequentata dai nostri. Manca la batteria magistrale di Dave Lombardo (presente nei successivi "Apocalyptica" e "Reflections") e ciò un po' dispiace: ma ciò nulla toglie ad un'espressione artistica più che degna di nota, che richiede diversi ascolti per essere compresa, senza cèdere alla tentazione di cambiare CD dopo 10 minuti. Chi (come me) apprezza la musica classica senza essere un cultore del genere non potrà che amare le sonorità di "Cult", che però potrebbero spingere, in alcuni brani, a passare direttamente al pezzo successivo: il lavoro in certi momenti suona un po' monocorde, ma è questione di abitudine (e di apertura mentale). Non mi stancherò mai di ripetere che musicisti quali Schulze facevano composizioni di 20 minuti su pochissime note, risultando noiosi e stantii solo all'ascoltatore più superficiale.
Dunque un lavoro da 5 stelle, comunque meritevole di attenzione e da valutare con cura.

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