Il primo grosso cambiamento di line-up nella Premiata avviene proprio con questo album. Il modesto Giorgio Piazza viene sostituito da quel mostro di tecnica di nome Patrick Jan Erard Djivas.Per la prima volta il basso, all’interno dell’impasto musicale del gruppo, suona in modo armonico, con suoni jazzistici e, non solo da accompagnamento.

Ho inteso iniziare così questa mia recensione dell’album “L’Isola di niente” perché con questo disco la Premiata “sforna” brani che rimarranno stampati per sempre nel DNA del gruppo e di tutti i suoi aficionados. Il disco inizia con il brano che da il titolo all’album: L’Isola di niente. L’inizio del brano si apre con un coro cantato dall’Accademia Paolina di Milano: religioso, da chiesa. Vi si respira un’area antica e rarefatta che esplode con l’inizio della chitarra di Mussida in un ritmo micidiale, pieno di grinta e di suoni “nuovi”. Un brano dal continuo cambio di ritmo con Djivas già in bella evidenza e il solito Di Cioccio a rullare e a tenere tempi semplici ed al contempo complicati. Nel brano ci sono vari intermezzi di chitarra e tastiere che intercalano soliste diverse per poi confluire in un suono “unico”, molto particolare. Il brano si chiude con un arpeggio e una solista di Mussida che ti porta con la mente davvero su un isola dove sognare. Segue un altro brano al quale sono molto legato e dal testo in inglese: Is My Face On Straight. Prosegue, con questo brano, la collaborazione con Pete Sinfield iniziata l’anno prima con Photos of Gosths. Il brano inizia con un arpeggio di Mussida e man mano che continua assume forme musicali eccezionali. Mussida, come sempre, fa faville mentre Pagani raggiunge l’apice sul flauto con un assolo da far venire la pelle d’oca e di una bravura unica (in assoluto il miglior assolo di flauto tra tutti i brani mai suonati dalla P.F.M.) Il finale del pezzo è tutto di Flavio Premoli, virtuoso dello strumento, con una fisarmonica meravigliosa a voler rimarcare, in un momento musicale molto importante per il gruppo, le proprie radici, la provenienza.

Apre la seconda facciata dell’album La Luna Nuova, il pezzo più bello dell’intero album. Il brano che ancora oggi è suonato dal gruppo e richiesto a gran voce dal pubblico. Una track complicata ma al contempo semplice. Il brano parte con un motivo folk, e man mano suona sempre più classico, nel senso di musica classica, con il violino ed il moog che suonano insieme due diverse soliste molto complesse. La base suona rock-jazzistica. Il brano è trascinante ed è una misura dell’elevata qualità raggiunta dal gruppo. Si prosegue con un altro classico della P.F.M., Dolcissima Maria. Questo brano è una ballata che riporta il gruppo alle proprie radici mediterranee. Certo forse contrasta con il resto dell’album per la troppa differenza ritmica ma, come dicevo prima, è un brano di una dolcezza e di una positività incredibile. Chiude il disco Via Lumièr, un brano interamente strumentale. Ẻ il brano in cui la Premiata va a nozze. Tempi dispari, contrattempi, un assolo di flauto alla Jan Anderson. Forse quello che “suona” meno in questo pezzo è proprio Flavio Premoli, in quanto avendoci abituati a grandi fughe, in questo brano suona più da accompagnamento. Il finale del brano è una sorpresa… . Un tuffo nelle acque limpide e calme di un mare caraibico, una sensazione di gioia, di pace.

Con questo disco la Premiata è stata prima in classifica per molte settimane in Italia e, sempre con questo disco, è riuscita ad entrare nel difficile mercato Americano con una serie di date per tutto il Nord America riscuotendo successo e riconoscimenti anche da parte della stampa specializzata e dai vari musicisti del “giro” (leggi Led Zeppelin, Poco, Santana, Dave Mason, T.Y.A. ed altri).

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