I Radio Birdman si formano a Sydney nel 1974 intorno alle figure del chitarrista Deniz Tek (americano del Michigan) e del cantante Rob Younger. Il loro intento è quello di dare nuova linfa vitale alla stantia ed autocelebrativa scena rock, sull’onda delle esperienze vissute in prima persona da Tek a Detroit, sul finire degli anni sessanta… ed omaggio esplicito ne è “We saw the Stooges and the MC5 – drove themselves insane alive” nel brano “Do The Pop”.

Dopo l’ep “Burn My Eye” del 1976, i Radio Birdman in formazione a 6 elementi licenziano l’anno successivo il loro capolavoro (unico album su lunga distanza) “Radios Appear”. Le tracce di questo lavoro sono veri e propri anthems, perfetti anelli di congiunzione fra il rock ‘n’ roll delle origini, l’hard rock ed il punk. Le chitarre sferraglianti di Tek e Chris Masuak intrecciano magnifici duelli all’ultimo sangue, mentre la voce di Younger descrive l’urgenza di una generazione che vede lo sfaldarsi del mondo circostante, senza mai scadere nella rabbia chiassosa dei punk anglosassoni, ma proprio per questo risultando ancor più lucida ed intransigente. Il basso di Warwick Gilbert e la batteria di Ron Keely viaggiano come dei treni impazziti senza il macchinista al posto di comando e le tastiere di Pip Hoyle ricamano trame ed ornamenti che donano drammaticità e colore ad ogni brano. Estrarne qualcuno che faccia la differenza risulta praticamente impossibile, in quanto ogni canzone è una piccola opera d’arte rock, che vive di luce propria e contribuisce a far risplendere l’intero lavoro in un insieme folgorante. Mi permetto di segnalare la sola “Descent Into The Maelstrom” come episodio leggermente superiore alla (incredibilmente alta) media del disco. Costruito su una struttura nervosissima, il brano sottolinea perfettamente la drammaticità del testo, moderna “rivisitazione” dell’omonimo racconto di Edgar Allan Poe trasposto nell’immaginario iconografico surf… dove la chitarra di Tek rievoca magicamente il fragore del vortice impazzito che inghiotte il surfista, trascinandolo nel suo turbinio, sul fondo (del Maelstrom). La voce di Younger è sublime nel rendere il dramma in corso, così come la violenta rinascita dell’uomo che si ritrova tramortito a riva, sopravvissuto “I'm going down - Into the maelstrom - Going down - Gonna drown  - Gonna drown yeah - Alive alive alive - I'm alive”.

Una delle formazioni più incredibili della giovane storia della musica rock, colpevolmente dimenticata da tutti gli artisti che da loro sono stati pesantemente influenzati, e per concludere questa recensione, mi concedo di appropriarmi delle parole del giornalista musicale Massimo Padalino, che meglio di chiunque altro è riuscito a dipingere il quadro perfetto sul combo australiano… “troppo spesso confusi con la brigata dei brutti-sporchi-cattivi anglosassoni, i Radio Birdman costituiscono una vera e propria “piccola orchestra” hard capace di conferire dinamiche sonore fra le più strabilianti ad un pugno di canzoni, pregevolissime per qualità scrittorie”.

P.S.: la copertina inserita in questa pagina non è l’originale del 1977, ma quella della ristampa della Trafalgar Records del 1978.

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