Esistono delle opere che sono diventate patrimonio della musica perchè ne hanno fatto la storia, alcune volte cambiando in modo radicale lo stesso concetto che sta alla base della parola. Di questi album è mia personale opinione che sarebbe superfluo, se non dannoso, farne una recensione, a meno che non si voglia dire qualcosa di diverso dai soliti clichè.

Esistono, però, alcune opere che, se pur non diventate delle pietre miliari della musica, hanno tracciato un solco profondo in uno dei tantissimi rami di questa arte. Nello specifico, Joe Satriani, grazie alla sua opera più importante, indicò, nel 1987, la via del futuro per la chitarra elettrica.

Joe 'Satch' Satriani nasce nel '56 in una città presso New York (Westbury), rimane folgorato dal talento di Jimi Hendrix e così decide di suonare la chitarra. Negli anni settanta inizia la sua carriera come insegnante (Steve Vai, Kirk Hammett e Larry Lalonde dei primus fra i suoi più illustri allievi), ma, fino alla metà degli anni ottanta, non trova un contratto discografico. E' proprio uno dei suoi allievi che era già entrato nel mondo del music-business ("il piccolo virtuoso italiano") che lo aiuta nell' intento. Nel 1986 esce "Not Of This Earth", ma è con questo successivo album che si impone come uno degli artisti di punta della scena rock-metal (in realtà potrei aggiungere Jazz, Funk Blues, ...) chitarristica degli anni ottanta.   

E' l'inizio rockeggiante della "Title Track" che apre il disco. Satriani lavora su un riff molto complicato da suonare per caricare al massimo l'atmosfera prima dell'inizio del tema principale. Nell' assolo di circa tre minuti tira letteralmente fuori dal suo strumento tutto quello che sa e può: tapping, tapping con il plettro, scale jazz e blues ma soprattutto legati che donano una fluidità immensa alla parte. "Ice 9" e "Crushing Day" ne diventano praticamente una prosecuzione nelle quali Satch si concentra molto sull' uso della leva e sui suoi possibili utilizzi.

Ed ecco che dopo una decina di minuti di assoli sparati a una velocità e a una potenza devastanti, la quarta traccia, "Always With Me Always With You" , dedicata alla moglie, si apre con un arpeggio staccato su cui si appoggia una melodia veloce ma riflessiva, limpida ma personale grazie soprattutto ad uso di vibrati eccezionale. Nel brano è inoltre presente una frase di tapping assolutamente geniale, in cui suona tre note in un tempo binario (il risultato è un continuop spostamento di accenti). "Satch Boogie" è un brano tributo al blues e appunto al boogie ed è suonato in tempo shuffle che da il piglio caratteristico dello swing. In "Hill Of The Skull", Joe, sperimenta una specie di orchestra elettrica con sovraincisioni multiple. Poche note lente che danno un senso di maestosità. Peccato che questa particolare soluzione musicale non sia stata mai più adottata perchè poteva essere sviluppata in altri modi secondo me.

Con la successiva "Circles" si ritorna su binari rock, mentre nell' orientaleggiante "Lords Of Karma", Satriani fa uso di cromatismi anche per la melodia. 

In "Midnight" riprende lo sviluppo del tapping non da VH ma bensì dal suo predecessore Hackett. Infatti col pulito suona la chitarra in stile percussionista, tamburellando il manico con le dita di ambedue le mani. Il ritmo e la dinamica vengono messi in risalto dal tempo "rubato". Il disco termina con la lunga "Echo" che si spegne piano come se finisse in fondo al mare.

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