"Don't worry about me, I've got a bed. I've got a Christmas tree inside my head..."
(Slint - Kent)

Quaranta minuti. È questa la durata di uno degli omicidi più efferati della storia della musica. Eh si, perché chi avrebbe immaginato che gli Slint, quattro ragazzotti di Louisville, Kentucky, avrebbero segnato indelebilmente il rock dei successivi dieci (e più) anni? Probabilmente nessuno. Sta di fatto che dopo l'ottimo Tweez, album molto "Albini" pubblicato nel 1989 per la Jennifer Hartman Records, i nostri ci regalano Spiderland, e la storia, come già detto, cambia.

L'esplosione diventa implosione, la violenza dell'hardcore lentezza esasperata, il cantato diviene parlato impercettibile, per poi scomparire del tutto. Si entra così, in punta di piedi, nell'era del post rock.
Nei sei brani di Spiderland, infatti, i quattro Slint disegnano un nuovo modo di fare musica, creano un nuovo modello, prontamente ignorato all'epoca, che si imprime alla perfezione nei ritmi lenti e cadenzati dell'iniziale "Breadcrumb Trail", in "Nosferatu Man", unico legame con il post-hardcore dei primi anni Dischord, nella sospesa "Don, Aman" e nei suoi accordi ripetuti all'infinito (sei minuti stranianti, dove vige l'immobilismo totale e la continua attesa di un esplosione che non arriverà mai...), nella profondità emotiva della quasi slowcore "Washer", una delle massime vette del disco, per poi giungere al rock strumentale di "For Dinner..." e alla conclusione di "Good Morning, Captain", con il recitato del cantante e chitarrista Brian McMahan e le sue suggestioni orientaleggianti.
Stop a questo punto, lo spettacolo finisce, cala il sipario sugli Slint, che si scioglieranno di lì a poco, lasciandoci solo un Ep con due brevi pezzi strumentali, pubblicato, nel 1994, "postumo" dalla Sub Pop. Letteralmente ignorati da tutti.
Solo anni dopo, quando ad affacciarsi sul panorma musicale sarebbero stati i vari Tortoise, Mogwai e Explosions In The Sky, le masse di postrockettari avrebbero finalmente compreso ogni cosa: in Spiderland, nel 1991, c'era già tutto.

Oggi, a distanza di quattordici anni, Gli Slint si riuniscono, in vista dell'All Tomorrow Parties Festival. Registreranno un nuovo disco? Daranno ancora la loro impronta alla musica dei prossimi anni? E, soprattutto, cosa ha ancora da dire una band che si riunisce dopo più di dieci anni di inattività? Tutte domande che presto troveranno le loro risposte. Basta ricordare al momento che, all'inizio degli anni '90, quattro giovincelli del Kentucky la musica la cambiarono eccome. E questo, penso, possa più che bastarci...

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