Questa volta voglio recensire un disco "minore". Si, ma cosa vuol dire "disco minore"?
E qualunque cosa voglia dire, si può usare la parola "minore" per definire un lavoro dei Led Zeppelin?

"Houses of the holy", per il sottoscritto non è certamente un disco minore ma basta sfogliare qualsiasi enciclopedia rock per rendersi conto che la critica con la "k", quella pagata, non la pensa esattamente allo stesso modo.

Si, lo so, i capolavori riconosciuti da tutti, che hanno consegnato gli Zep alla leggenda, sono i primi quattro. Eppure in questo albo datato 1973 c'è qualcosa di magico, che cattura l'ascoltatore trasportandolo (almeno in alcune tracce) in zone oniriche che già avevano fatto capolino in "III". Da lì a poco la rivoluzione punk li ridurrà a gruppo "giurassico" e saranno riabilitati solo grazie all'avvento del grunge grazie a gruppi come Soundgarden e Nivana che scopriranno l'acqua calda unendo l'irruenza proprio del punk ai riffoni micidiali del vecchio Page.

Questo disco non è invecchiato bene se proprio dobbiamo dirla tutta ma non si può rimanere insensibili alla maestosa "the rain song" o alla trascinante "the songs remains the same". Proprio ora che lo sto ascoltando in sottofondo mi chiedo perchè mai sia stato sempre così snobbato. Porca miseria, dei Beatles sono tutti concordi chiamare capolavoro "sgt pepper's" o "Revolver" ma nessuno si sogna di delegittimare "Abbey Road".
Ecco, potremmo definire "Houses" il loro "Abbey Road", del resto Plant & Page non erano mai stati così pop come in "Dancin'days" o in "D'yer maker", rock reggae da oscar, canzoni che mettono k.o. la maggioranza degli strombazzati nuovi fenomeni rock.

Citazione a parte merita "no quarter", meraviglia che dovrebbe all'istante, se ancora non lo avete mai sentito, spingervi ad andare a recuperarlo, comprarlo, rubarlo, sentirlo!!!! La rivista che sfogliate, l'amico che gira con la t-shirt degli Zep vi consiglierà di partire dall'urlo lancinante ddel primo album o dalla potenza del secondo. E, forse, non hanno tutti i torti essendo quei dischi più rappresentativi e seminali (hanno inventato l'hard rock!).

Però per una volta potreste invece partire da un disco minore, di quelli che non hanno nessuna pretesa e voglia di fare storia, di insegnare alcunchè ma che racchiudono semplicemente piccoli grandi canzoni da custodire gelosamente come un segreto.

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