10cc è un gruppo art-pop-rock inglese formatosi in quartetto nel 1972, riciclatosi nel 1976 come duo + altri musicisti accompagnatori e sostanzialmente dispersosi nel 1983, anche se non sono mancati successivi, saltuari ritorni di fiamma. Il loro periodo d'oro, sia commerciale che creativo, è compreso fra l'uscita del terzo album di studio "The Original Soundtrack" (1975) e quella del sesto, "Bloody Tourists"(1978).

Nel mezzo, proprio a valle di questo quarto album di carriera datato 1976, è collocato il fatidico split fra la metà più "canzonettara" del gruppo, rappresentata dal bassista Graham Gouldman e dalla prima chitarra Eric Stewart, e l'altra metà invece più votata alla sperimentazione ed all'avanguardia, costituita dal chitarrista e tastierista Lol Creme e dal batterista Kevin Godley.

"How Dare You!" è l'album dove il gruppo ci dà dentro con più convinzione fra stranezze e stravaganze, effetti speciali e alchimie di studio, facendo svettare la visione genialoide e creativa della coppia Creme/Godley, la cui tendenza alla multimedialità ed all'arte tout court si concretizzerà ancor meglio nella successiva, celebrata e influente carriera di video-makers.

Ciò non toglie che un gusto pop leggero ma abile, inevitabilmente Beatlesiano (non per niente Stewart collaborerà, anni dopo, su alcuni lavori del suo idolo McCartney), si trovi sparso a profusione anche in questo pur stravagante disco, donando accessibilità e leggerezza a buona parte delle musiche. Insomma 10cc, nella sua formazione originaria e "classica", funzionava pienamente a due livelli: quello disimpegnato e accessibile e quello, più nobile e peculiare, definibile come surreale, ironico, dadaista, trasgressivo (ma senza esagerare, con compostezza molto british).

Un episodio strumentale apre ed intitola ("Come osi!") l'album, ripieno di percussioni e suoni elettronici, un esercizio di creatività per il dotato Godley al quale l'amico (sin dall'infanzia) Creme dà una mano coi sintetizzatori. Sono loro due accreditati come autori, ma ad un certo punto ci mette una zampata anche Stewart, con un inaspettato assolaccio di chitarra hard rock nel quale mostra tutta la sua destrezza.

"Lazy Ways" è cantata (pigramente, come il titolo impone) da Stewart e non merita particolare encomio, mostrando comunque la grande qualità e cura negli arrangiamenti, allo stesso tempo leggeri e complessi, una delle caratteristiche più rimarchevoli del gruppo.

"I Wanna Rule The World" ironizza sui deliri di onnipotenza umani ed è un vero tripudio di vocione e vocine, ottenute rispettivamente accelerando e rallentando i nastri al momento della registrazione, su una ritmica in continuo cambiamento e che poi culmina in un roboante, farneticante comizio: molto vicina alle cose più dissacranti di Frank Zappa, anche se certo non così feroce. Creme ne è l'autore ed il cantante principale.

"I'm Mandy Fly Me" è ispirata ad una pubblicità di una compagnia aerea. Estratta a suo tempo anche come singolo, è strutturata come mini-suite di cinque minuti, ricolma di appeal melodico ma anche di completi cambi di ritmo ed atmosfera. Ascoltando i suoi primi trenta secondi, prima dell'arrivo del cantato rilassato e solare di Stewart, si possono capire diverse cose sui Radiohead periodo "Ok Computer".

In "Iceberg" la formazione si getta in un arrangiamento vocale sontuosamente jazzato, alla maniera dei Manhattan Transfer, facendo viaggiare le quattro voci su e giù per un ampio intervallo tonale mentre la ritmica, come sempre, non sta ferma un attimo. Il timbro svettante è comunque quello di Gouldman.

"Art for Art's Sake" è la mia preferita: un rock molto più compatto di tutto il resto del disco, sublimato da un gran riff di chitarra ed un ritornello irresistibile. I soliti inserti Zappiani a nastri impazziti ed il magistrale uso "filmico" dei sintetizzatori fanno il resto. Stewart svetta nel canto nonché con un nasale, ma puntuto assolo di chitarra. E' uno di quei pezzi costantemente in scaletta nei loro concerti.

"Rock'n'Roll Lullaby" dispiega la speciale voce di Kevin Godley, un timbro d'altri tempi, rococò e con un qualcosa da vecchio 78 giri, quelli che giravano sui giradischi col trombone. "Headroom" è l'ennesimo pastiche molto "descrittivo", di nuovo fortemente jazzato nel suo canto ritmico e vorticoso, appannaggio in primis del suo autore principale Lol Creme.

Gran finale con "Don't Hang Up", capolavoro di carriera del batterista Kevin Godley. La migliore voce di questo quartetto (o almeno la più sorprendente, coi suoi svolazzi retrò e la sua acutezza mielosa) crea qui un piccolo, autentico Musical. La storia tratta di un Lui che telefona a una Lei (il trillo di un vecchio apparecchio inglese apre il pezzo), le spiattella fino alla noia tutto il suo amore, ed i suoi crucci visto che lei non lo considera, le descrive sogni e desideri da condividere con lei, la supplica di "Non riattaccare"...

Ma lei alla fine riattacca!... ed il brano termina col caratteristico suono di linea interrotta della compagnia telefonica britannica: ironia e romanticismo alla massima potenza in questa deliziosa canzone/quadretto, vero film di poco più di sei minuti, con le immagini lasciate alla fantasia di chi ascolta. Tutta la peculiarità dei 10cc è ben rappresentata in questo passo finale di quest'album terminale del loro periodo più estroso e istrionico. Seguiranno lavori anche ben riusciti e di successo, ma quasi totalmente poppettari anche se, sporadicamente, ironici e maliziosi e sperimentali. Il gruppo si assesterà in un easy-listening di classe ma sempre meno efficace, "osando" sempre di meno, all'opposto di questo sostanzioso album.

Carico i commenti...  con calma