Pioveva e faceva freddo quella mattina, nonostante fosse maggio, quasi giugno. Il 28 per essere precisi. Del 1974. Il decennio di piombo era iniziato da quasi un lustro, partendo da Milano. In segreto, si temeva che il PCI potesse vincere le elezioni, lasciando lo spazio sufficiente all'Unione Sovietica di dilagare in Italia. Il misterioso "Anello della Repubblica", venuto alla luce qualche anno fa, e il neofascismo armato, progettavano e utilizzavano qualsiasi espediente pur di arginare la presunta ondata rossa. Anche a costo di coinvolgere vite umane. A Brescia, quella mattina, l'unica accusa imputabile alle vittime era quella di presenziare ad una manifestazione.

C'erano stati attentati in città nei giorni precedenti, di matrice nera. La gente, allora, scendeva in piazza per protestare contro questi attacchi ignobili. Quella mattina i sindacati e il Comitato Permanente Antifascista avevano organizzato un corteo e programmato una astensione dal lavoro di quattro ore. Pioveva leggermente ma senza sosta. Operai, insegnanti, pensionati, militanti del Partito Comunista, sindacalisti. Piazza della Loggia vista dall'alto sembrava rivestita da un sudario di ombrelli e qualche bandiera rossa. E sottolineo un sudario.

Il sindacalista Franco Castrezzati era tra i moderatori. Alle 10:00 iniziò la manifestazione mentre la pioggia non voleva terminare la sua caduta libera. I giorni tristi di solito sono dipinti dalla pioggia. Sono le 10:12. "...e ordiva spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell'arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano, alc .... ....". Il discorso vene interrotto da una forte esplosione. "...è una bomba...aiuto!..." Volano bandiere, striscioni. La gente urla. Le reazioni sono incontrollate. Cresce il panico. "...state fermi, compagni e amici... calma!...compagni e amici...state fermi!......state calmi!...state all'interno della piazza!..." E' tardi.

La foto diventata icona della strage, insieme a quella che ritrae Manlio Milani in cerca di soccorso che sorregge la testa della moglie morente, Livia Bottardi, venne scattata da un fotografo dello Studio Eden, a pochi passi dai portici. L'uomo inginocchiato è Arnaldo Trebeschi. A terra, sui lastroni bagnati giace il fratello Alberto, insegnante e iscritto al PCI, coperto da uno striscione. Arnaldo non lo sa ancora ma ha perduto anche la cognata Clementina Calzari, insegnante anche lei.

Dallo striscione che lo copre malamente spunta una mano di Alberto flagellata dall'esplosione. Striata dal sangue. Il fratello accanto si è accosciato, straziato, smarrito. Forse è crollato in ginocchio per l'improvvisa emozione. Appoggia la mano sinistra sul petto del fratello, sperando magari che potesse di nuovo sentirgli il cuore pulsare. Peccato che la foto sia poco nitida ma si riesce a percepire lo sguardo. Quegli occhi freddi, semiaperti, zigomi tesi che spingono per chiuderli. Occhi a cui forse appare un'immagine sfocata e confusa per le lacrime che sgorgano senza freni. Lacrime infiammate che probabilmente si mescolano con quelle acide che cadono come bombe dai cumulonembi carichi del cielo di Brescia. Ad un passo, dei manifestanti formano un cordone per cercare di trattenerne altri che possono solo guardare. Resi inabili dalla situazione. Cariatidi incredule di un tempio di marmo e tritolo. Qualcuno ha i pantaloni macchiati all'altezza del ginocchio. Forse si è accosciato nel tentativo di soccorrere qualcuno o, comunque,  ha cercato di donare un aiuto. Per quanto possibile. Arnaldo, forse si rende conto che il fratello non può più rispondere. Alza il ginocchio destro, forse per non perdere l'equilibrio e vi appoggia il gomito. Un sostegno per scacciare le lacrime che non si riescono a fermare. L'emozione è forte. Forse si guarda intorno, quei volti attoniti, impotenti, sente le urla che man mano si disperdono confondendosi con le sirene delle ambulanze e della polizia. Rimane lì a terra, con quello sguardo che spezza il cuore tuttora, quello sguardo perso e silenzioso, come se volesse chiedere, per quanto possibile: "Aiutatemi."

Carico i commenti... con calma