Montagne dello Utah, tardo pomeriggio di domenica.
Tre amici (Joe e Dan, amici d'infanzia, e la ragazza di quest'ultimo, Parker) decidono di concedersi un'ultima discesa sulle piste da sci: poichè è ormai l'orario di chiusura, è quasi buio e per di più si sta avvicinando una tormenta, per farlo devono convincere (corrompendolo) il responsabile della seggiovia.

Costui accetta, raccomandando ai tre di fare velocemente ritorno, dopodichè gli viene dato il cambio da un collega, a cui raccomanda di attendere l'arrivo in cima dei tre ragazzi prima di chiudere l'impianto. Disgraziatamente pochi minuti dopo arrivano sulla pista tre ragazzi, il tizio pensa che siano i nostri eroi e ferma l'ambaradan.

E invece dove sono i nostri eroi? Sulla seggiova, naturalmente, ben lontani dalla base e sospesi a oltre 10 metri da terra. Siccome le seggiovie sono spesso soggette a temporanei "stop", inizialmente la prendono sul ridere. Passa qualche minuto, la seggiovia non riparte e anzi, si spengono tutti i riflettori della pista: da ridere, ora, non c'è proprio nulla. Gridare serve a poco. Guarda caso è domenica sera, e guarda caso l'impianto riaprirà il venerdì successivo.

I tre pensano a cosa fare: è troppo alto per buttarsi giù senza farsi (tanto) male. I pilastri dell'impianto (dotati di scaletta) sono altrettanto lontani. E' il panico.
Passa qualche ora, infuria la tormenta, arriva un gatto delle nevi. I ragazzi gridano disperatamente cercando di attirare l'attenzione sul tizio che, guarda caso, proprio pochi metri prima di arrivare sotto di loro viene contattato via ricetrasmittente e invitato a tornare indietro.

Scoprono di essere fottuti.

E' impensabile restare 5 giorni su una seggiovia. Dan decide allora che l'unica strada possibile è buttarsi giù: lo fa. Il giorno dopo Joe, visto il fallimento di Dan, decide che l'unica strada possibile è arrampicarsi sulla fune, arrivare a un pilone e scendere tramite le scale. Lo fa. Nessuno di loro ha fatto caso che, tra le calamità assortite che li circondano, c'è anche un incazzato e pazientissimo branco di lupi. Parker, visti i fallimenti di Dane e Joe, decide che l'unica strada è aspettare un colpo di culo maggiore o uguale alla sfiga finora capitata. Lo fa.

Il film è un thriller tendente all'horror, che fa leva su una paura reale e concreta. Inutile dire che se la sono andata a cercare, quindi tutto quello che capita loro può anche essere visto con occhio cinico. I dialoghi sono pessimi. La pellicola strappa la sufficienza perchè tiene col fiato sospeso e l'elemento suspence non decade mai. Tuttavia, bisogna fare un piccolo sforzo e chiudere un occhio (spesso due) su tanti elementi:

  • è impensabile che tre ragazzi - su tre - vadano a sciare e non abbiano neanche un cellulare. Il fatto che il regista rimuova del tutto questo particolare (nessuno si lamenta di non averlo portato con sè) non significa che lo spettatore possa giustificare questo dettaglio.
  • richiamare l'attenzione di un rumorosissimo gatto delle nevi - e durante una tormenta - con delle semplici grida non è evidentemente sufficiente: i tre iniziano a tirargli oggetti (racchette, caschi) solo quando questo inizia a fare retromarcia. Siete tre deficienti.
  • se decidi di saltare da oltre 10 metri sei coraggioso, ma sei anche un coglione. Se decidi di farlo atterrando sulle gambe, sei doppiamente coglione. Naturale che te le spezzi entrambe.
  • se rischi il congelamento, cerchi di coprirti il più possibile, soprattutto la faccia. Se perdi un guanto, come Parker, non lasci la mano scoperta, la infili nell'altro guanto o nel giaccone da sci.
  • idiozia massima, se passi la notte su una seggiovia e hai perso un guanto, l'ultima stronzata che può venirti in mente di fare è addormentarti con la mano sulla sbarra. Idiota.
  • sempre per evitare il congelamento, il minimo che puoi fare è muoverti, non stare seduto immobile come un sacco di patate. Tanto più che sei su un seggiolino abbastanza grande, non su una roccia strapiombante sul Nanga Parbat.
  • non si può credere che ti metti amabilmente a scherzare e a rinvangare gli amori passati quando dieci metri più in basso c'è il tuo (ex) ragazzo ed (ex) migliore amico fatto a pezzettini da un branco di lupi assatanati. Puoi mostrare un minimo di sensibilità e piangere, o quanto meno tacere.
  • è poco realistica una ragazza che ha una crisi isterica perchè la seggiovia si ferma un attimo (prima dell'odissea) mentre due giorni dopo, stremata, rimanga gelida e imperturbabile mentre striscia a petto in giù con una gamba spezzata di fianco ai pezzettini dell'(ex) ragazzo e dell'(ex) amico mentre il già citato famelico branco di lupi la guarda minacciosamente.

E altri. L'unica persona che non ha fatto davvero nulla di utile per salvarsi (ma nemmeno nulla di veramente idiota per ammazzarsi), alla fine ci riesce. Non sarà proprio giusto, ma tant'è e, come tutto il resto, dobbiamo accettarlo.
Idea buona, tensione sempre viva, si poteva fare meglio.

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