Giacobbe fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa (Genesi 28,12)

Vietnam, delta del Mecong. Una pattuglia americana scherza durante un'attimo di quiete prendendo in giro il caporale Jacob Singer, detto il professore per la sua laurea in filosofia. All'improvviso si scatena l'inferno della guerra, esplosioni, raffiche di mitragliatrice, arti maciullati, soldati che impazziscono, altri che fuggono nel fitto della giungla, dove Jacob è trafitto da una baionetta.

E' solo un brutto sogno fatto di cose ormai passate, Jacob si era addormentato nel vagone della metropolitana e così sbaglia fermata, le uscite della stazione deserta sono chiuse ed è costretto a scendere sui binari rischiando di essere travolto da un treno apparso all'improvviso, dai finestrini facce orribili senza occhi lo scrutono impassibili.

E' questo il vero inferno? Quello di tutti i giorni? Jacob dalla guerra ne è uscito a pezzi, ha lasciato moglie e figli e vive con la sensuale collega Jezz adattandosi lavorare come postino. Il suo dolore più grande è stata la perdita del figlio preferito, Gabriel , mentre quello fisico è il mal di schiena alleviato dalle cure di quello che lui chiama il suo angelo custode, il pranoterapista Louis sempre ricco di consigli e di saggezza.

Oppure è un sogno anche questo? Perché a volte Jacob si sveglia di notte nel letto con la prima moglie Sara e va a rimboccare le coperte ai tre figli, compreso il biondo angioletto Gabriel.

Le sue allucinazioni si aggravano, ad una festa vede una specie di gigantesco serpente alieno attorcigliarsi tra le gambe di Jezz mentre balla, per strada si sente pedinato da esseri deformi che muovono la testa vorticosamente a scatti. Ma le fantasie perverse di Jacob hanno una spiegazione che lui stesso scopre: insieme con altri soldati del suo battaglione era stato oggetto di un esperimento ed imbottito di una potente droga allucinogena che scatena gli istinti primordiali e aggressivi dell'uomo rendendolo un pazzo assassino. E ora si sente perseguitato, circondato da demoni che cercano di ucciderlo e quando è ricoverato in ospedale scende fino agli ultimi e oscuri gradini di quella scala poggiata nelle viscere della terra. Trasportato su una barella attraverso i reparti dell'ospedale simili a gironi infernali assiste a scene raccapriccianti che la nostra coscienza vorrebbe non aver mai visto. Ma verrà il buon custode Louis in suo soccorso spiegandogli che angeli o demoni sono una nostra creazione perché non riusciamo a fare luce in noi stessi. Jacob avrà il coraggio di riportare in superfice ciò lo fa star male e allora la scala è ancora lì ad attenderlo e lassù in cima è solo luce. Il sorprendente finale vi darà l'ulteriore conferma di aver visto un grande film.

Credo che pochi si aspettino dal regista di "Flashdance" e "Nove settimane e mezzo", di "Lolita" e "Proposta indecente", un film così profondo. Ma Adrian Lyne è così, prendere o lasciare: contraddittorio e proprio per questo anche affascinante. Le sue impalcature patinate a volte paiono sospese sul vuoto però questo è un regista che sa costruire una storia ed ha talento per la provocazione, magari a volte forzata ma che riesce a stanare le stesse contraddizioni della natura umana.

"Allucinazione perversa" è un film agghiacciante, poco visto alla sua uscita nel 1990, ma che è riuscito nell'impresa di costruirsi un proprio culto. Le scene horror disturbano non tanto per la loro efferatezza ma per la verosimiglianza agli incubi che potremmo vivere in un qualsiasi momento negativo della nostra esistenza. E la grande interpretazione di Tim Robbins ci dà una mano ad immedesimarci nell'angoscia di Jacob che, confuso come noi spettatori, non sa se sta vivendo la realtà, il passato o il futuro della sua vita.

Se l'avete perso c'è ancora tempo per rimediare, tanto la scala (the ladder) è sempre appoggiata là. Sta a voi decidere se volete vedere la luce.

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