A poco più di dieci anni costruiva strani aggeggi che emettevano suoni ancor più strani, a quindici anni il primo disco, a venti i suoi album gli fruttano abbastanza soldi per poter comprare un carro armato e piazzarlo nel giardino dei suoi. Richard D. James è Aphex Twin oppure è AFX oppure è Analord eppure è un genere musicale a se stante. Di questo diabolico ragazzo si dice che: "se rimanesse un solo suono al mondo, Richard lo inseguirebbe, lo campionerebbe, lo scomporrebbe, lo deframmenterebbe, fino al punto di regalargli altri diecimila 'fratellini', altri diecimila suoni, pensati e creati per non farlo morire di noia". E la sua sobrietà mentale è desumibile dalle sue affermazioni più celebri: "mi piace stare seduto in studio con i coglioni penzolanti, non mi va di dover portare i pantaloni mentre suono" e "dovrei passare più tempo a scopare, quest'anno non c'è stato verso di dedicarsi alle ragazze".

"Chosen Lords" è una compilation che assembla dieci pezzi del nostro, scelti e selezionati tra gli 11 vinili "anti-promozionali" usciti sotto il moniker Analord per conto della sua etichetta personale, la Rephlex. Un disco pieno di cose stupidamente interessanti –se suonate dal diabolico- tipo mantra old school electro, acid techno spruzzata di vocoder (distorto al parossismo) e sorprendenti tempi che sfiorano addirittura i quattro-quarti.
Cose malvagie come spasmi di sintetizzatori anal-logici che riducono gli anni ottanta ad un puro algoritmo e battiti al silicio 'stagionato' immersi nel tetro, viscido hardware di un laptop. Una fusione perfetta tra lo stile labirintico che incastra i rumori in piccoli aggeggi infernali concepiti e creati per il solo scopo di emettere effetti acustici inespressi e la sonora (!) presa per il culo ("Come To Daddy" forse non lo era?) che evita di scioccare i timpani per risultare invece più digeribile ai deboli di stomaco attraverso l'uso di suoni più "morbidi" ed accessibili.

In due parole, il commercialmente inqualificabile.

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