Qualcuno (non ricordo bene chi) scrisse in una prefazione che leggere un romanzo di Agatha Christie è come assistere al famoso gioco delle "tre carte".

E chi non lo conosce? Ma ripassiamone un pò le regole. Il "mazziere", colui che attua il gioco, ci mostra tre carte diverse, noi le osserviamo attentamente, cerchiamo di memorizzarle. Poi lui ce ne indica una: quella che dobbiamo trovare. Dopodichè il mazziere rovescia le carte e inizia a mescolarle, fino a quando non le riposiziona a terra.

Ma il nostro occhio è un buon osservatorre, attento e concentrato: ha seguito perfettamente la traiettoria della carta, e siamo sicuri che sia quella a destra. La indichiamo, il mazziere la gira: ma non è quella che cercavamo. Poi gira quella di sinistra e, toh, eh si è proprio quella. Esattamente dalla parte opposta dove l'avevamo "individuata". Il nostro occhio dunque, è stato poco veloce rispetto alle mani allenate del mazziere, che è riuscito ad ingannarci.

Molti dicono di riuscire a capire chi è l'assassino di una storia di Agatha già dalle prime pagine, poichè la Christie usa sempre lo stesso "schema psicologico" in tutti i suoi romanzi: proprio come il mazziere usa lo stesso trucco per spillarci denaro.

Questa affermazione è vera in parte, a parer mio. Ma che la Christie usi un suo schema, un suo modo di muovere i personaggi ripetutamente, è certo.

La Christie fa la parte del mazziere. Nei primissimi capitoli (quelli che antecedono il delitto, che si trova sempre molto inoltrato nella lettura di uno dei suoi romanzi) Agatha ci presenta le carte, e poco prima del crimine sembra dirci: "Bene, ora avete tutti gli elementi psicologici per capire chi è l'assassino, ho fatto parlare ognuno di loro molto a lungo e se siete stati attenti, potete farcela" E ci spiattella un bel delitto, in qualche modo insomma, crea mistero: ci copre le carte.

Quelle carte che saranno poi mescolate: questa fase corrisponde a tutto ciò che avviene dopo il "fattaccio" (l'inchiesta, gli interrogatori, eventuali altri omicidi, gli indizi ecc..)

Finalmente arriviamo al penultimo capitolo. E noi abbiamo capito tutto, l'assassino è lui, nessun' altro poteva farlo. Puntiamo il dito contro di lui. E la Christie molte volte ce lo fa credere, facendoci leggere una "falsa soluzione finale" che in realtà serve solo per smascherare il vero assassino. Una persona di cui non avevamo mai (e poi mai) sospettato!

E rimaniamo attoniti perchè se la nostra spiegazione era più che buona, quella della Christie è perfetta, senza una minima piega. Come abbiamo fatto a dimenticarci di quel particolare? Di quella frase? Di quell' espressione? Era tutto scritto già prima che avvenisse il delitto, era palese che fosse lui. Eppure non lo abbiamo mai sospettato.

Questo è perchè, come fa il mazziere con la sua velocità, Agatha ci inganna: la narrazione non si limita solo al delitto stesso, ma è un intreccio di storie parallele, che ci confonde le idee.

Uno dei casi più eclatanti di questo metodo, di questo schema è "Carte in Tavola", ennesima avventura del grande Poirot.

Una storia sospesa su un filo, un delitto raffinato, un delitto quasi impossibile, pochi sospetti, pochi indizi. La morte del misterioso signor Shaitana durante una partita al "nobile Bridge" in cui vi sono quattro investigatori e quattro persone che in passato hanno avuto una relazione con un omicidio. Una conversazione (apparentemente) banale su come si può mascherare un delitto , accennata proprio da Shaitana: ma qualcuno ha paura, paura che Shaitana sappia qualcosa di più sul proprio delitto, e allora che succede? Beh, questo scopritelo voi leggendo questo avvincente romanzo della sola e unica Regina del Giallo.

 

P.S.: Ho letto quasi tutti i libri della Christie e nonostante la certezza dell'utilizzo di questo schema, non ho mai capito chi fosse l'assassino. Mai. Chiedo perdono.

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