dalla catena di montaggio non si sfugge mai / non si sfugge da - alla macchina / dalle otto ore non si scappa / uscendo dalla catena di montaggio / la macchina / la macchina si fa ancora / il montaggio / la catena di montaggio diventa più forte / nella vostra strada che percorrete / poi nel tram / poi in auto / poi a casa / in famiglia aumenta ancora, si fa sentire la catena di montaggio / si fa sentire questa pressione fortissima / non si sfugge alla macchina, non solo nella famiglia / finanche nella rivoluzione / nell'amore si sente / nella rivoluzione ancora di più e soprattutto la catena di montaggio si sente / si risente nell'entusiasmo / nell'entusiasmo” (Gilles Deleuze / Carmelo Bene)

L'esistere della nostra esistenza nel tempo, perpetuata nei giorni costruiti a misura di catena di montaggio del fare inutile, il vivere sepolto, istituzionalizzato, la burocrazia delle nostre emozioni e dentro i sentimenti.
Le giornate spariscono coperte da comportamenti sempre uguali e sempre più fine a se stessi, finché un colpo in pieno viso ti scuote, barcolli cercando di capire; è la vita, non quella dell'esistere come esseri in quanto tali, ma la tua propria vera vita che si veste con il mantello della malattia, della tragedia o della morte.

La vicenda del film è svelata fin dalla prima inquadratura, il tumore allo stomaco del protagonista è mostrato attraverso una lastra. Watanabe è un impiegato del comune, la sua vita è scandita dai soliti gesti ripetuti giorno dopo giorno, nel lavoro i cavilli burocratici bloccano le pratiche e le richieste che vagano come fantasmi da ufficio a ufficio.
Quella lastra però darà a Watanabe la possibilità di un riscatto, di una nuova nascita nei pochi mesi che rimangono.

Kurosawa nella sua visione estetica riesce a donare tutta la poesia di un uomo che disperato raccoglie i pezzi della sua vita e reagisce, questo senza pietismi, creando invece nello spettatore rabbia e commozione.
Non è scontato che chi non ha più niente da perdere riesca ad esprimere il coraggio avuto da Watanabe nel realizzare il suo ultimo impegno; i vari flashback durante la sua cerimonia funebre riportano momenti degli ultimi mesi dell'uomo e mostrano una forza morale che può venire sì da una presa di coscienza, ma anche da un modo innato di concepire l'esistenza ed il vivere, sebbene questo modo sia stato sopito dalla società, dal lavoro e dalla routine; per questo Watanabe è un modello, perchè come viene ben evidenziato durante la cerimonia mentre sindaco, colleghi e figlio perseverano nella loro visione di un mondo statico, fatto di carne e carte, lui aveva già la serenità e gli occhi di chi ha già visto oltre, come un cristo tra i cristi fatto solo ormai del suo intento, al quale però non sarà possibile riconoscere nulla in questo mondo di uomini-macchina.

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