“Cowa!”, ovvero “Fa paura!”, è il primo manga a puntate realizzato da Akira Toriyama dopo la conclusione di “Dragon Ball” sul finire degli anni novanta. Composto da quattordici capitoli, successivamente raccolti in un unico volume, racconta una storiella semplice e buffa con protagonisti tre giovani mostriciattoli, Paifu, José e Arpon, e lo scorbutico ex-lottatore di sumo Maruyama.

La trama, linearissima e semplicissima, sfrutta il contesto del viaggio, non nuovo all’autore, per approfondire temi quali l’amicizia e l’incontro e la conoscenza del diverso, in un susseguirsi di situazioni strampalate nelle quali problemi ordinari vengono risolti con escamotage improbabili e problemi improbabili vengono risolti con escamotage ordinari. Le battute ed i siparietti comici non sono ricercati ad ogni costo e, seppur presenti in abbondanza, sono al servizio della storia e non cardine portante di essa. Traspare inoltre una pressoché perfetta spontaneità dei personaggi mentre sono alle prese con le strane e ridicole situazioni caratterizzanti il loro mondo assurdo, che fa in modo che il lettore non sia mai perplesso di fronte a scelte di sviluppo della trama o di interazione tra i protagonisti che in altri contesti sarebbero banali e ridicole. L’aria fiabesca ed infantile infatti avvolge la storia rendendola simpatica anche dove normalmente non lo sarebbe. Lo stile rotondo e morbido del disegno aiuta molto in tal senso e si distanzia decisamente da quello tutto a spigoli del finale di “Dragon Ball”, con cui “Cowa!” ha ben poco in comune. Di certo non manca qualche scazzottata, ma perlopiù si tratta di brevi intermezzi tutt’altro che tragici e pericolosi che servono a dare un po’ di pepe in più al tutto.

Ovviamente l’avventura dei protagonisti non può che essere a lieto fine, anche se a dir la verità questa lieta conclusione giunge fin troppo presto, qualche pagina in più in effetti non avrebbe fatto dispiacere, anche se il rischio di allungare inutilmente il brodo sarebbe stato forte. Tutto sommato però il manga riesce nel suo intento: regalare un’oretta di svago portando i lettori in un mondo dove il cuore è più leggere e i cattivi pensieri più lontani.

Però sembra che a Capo Pipistrello i mostri vadano d’accordo con gli esseri umani…

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