Credi di essere furbo Joe Frady? Al giornale dove lavori tutti dovranno riconoscere il tuo talento, addirittura potresti metterti  in corsa per il premio Pulitzer. Perché a nessuno è venuto in mente, soprattutto dopo le rassicuranti parole del presidente Nixon ("non c'è nessuna cospirazione"),  che l'assassinio del senatore Carroll non sia opera di un pazzo svitato ma invece di una fantomatica  organizzazione. Già, perché tre anni dopo quell'omicidio sono già sei i testimoni scomparsi in circostanze misteriose e la tua collega Lee, che quel giorno era lì, è stata appena la settima e proprio dopo che ti aveva confessato le sue paure.

  Allora diglielo al tuo direttore che vai ad indagare sulla neve a Salmontail dove i poliziotti non amano i ficcanaso e dove ti ritrovi tra le mani un questionario per entrare nella Parallax Organization, una strana compagnia di "risorse umane " che sembra assumere solo individui che rispondano al requisito di essere dei reazionari frustrati e aggressivi.

 La svolta è la morte di Tucker, il segretario dell'ex senatore Carroll che da tempo si sentiva in pericolo. Ed anche la tua "morte", perché eri in sua compagnia quando la bomba è esplosa. Ma questa è anche la tua rinascita con un nome nuovo che riesce a passare i severi test della Parallax, nascosta tra le cromature e i vetri impenetrabili di un comune grattacielo.

 Sei furbo Joe ma il tuo direttore Rintels, l'unico che sapeva della tua "falsa morte", viene ammazzato e le tue bobine con le registrazioni scompaiono dalla sede del giornale, e tra poco ci sarà il congresso dove parlerà il nuovo senatore Hammond. Sei sicuro che qualcosa succederà e quindi ti confondi tra gli spalti: avevi ragione furbacchione! Purtroppo ancora una volta nessuno ci crederà, il bello è che sei stato raggirato come un pollo ma ormai non credo che a te possa più importare. Preferiranno credere alle rassicuranti parole del presidente... "Non c'è nessuna cospirazione".

 "The Parallax View" nel 1974 si inserisce nel filone di quei film americani che durante gli anni settanta post-Watergate esprimono inquietanti sensazioni sulla scorta della paranoia generata dall'assassino di John Kennedy. L'idea di un folle che da solo avesse sparato al presidente era meno affascinante di quella che prevedeva una congiura che coinvolgesse la politica, la grande finanza e la criminalità organizzata. Allora nessuno si può dire al sicuro: la burocrazia sta controllando l'individuo manipolandone la libertà.

 Il detective privato Henry Caul al termine del film "La Conversazione" di Francis Ford Coppola nello stesso anno si ritrovava  a smantellare freneticamente la sua abitazione alla ricerca di inesistenti microspie, nel film di Pakula il giornalista Joe Frady si muove in una ragnatela scuotendo i fili che attirano il ragno. Non ci sono certezze: la scena idilliaca di un paesaggio naturale si rivela la decorazione di un divano appena la mdp apre il campo. L'inganno è la forza di un film che Pakula dirige con mano sicura dopo il cult riflessivo di "Una squillo per l'ispettore Klute" e prima del grande successo documentaristico di "Tutti gli uomini del Presidente".  Qui aggredisce in ogni sequenza: inseguimenti di macchine, scazzottature, battelli che saltano in aria, la sequenza del delitto sulla cima del Seattle Space Needle. Ancora la suggestiva sequenza del test psicologico per entrare nella Parallax: una sorta di cura Ludovico con il  montaggio alternato fino al parossismo di immagini e parole come love-mother-father-me-home-country-god-enemy.

 E la presenza di un loser come Warren Beatty (perseguitato in "Mickey One", criminale destinato ad una brutta fine in "Gangster Story", avventuriero spazzato via dal progresso della compagnia mineraria ne "I Compari") è sintomatica per comprendere il pessimismo fatalista che costituisce il climax di questa grande e misconosciuta pellicola.

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